Ultimo aggiornamento 07/11/2020 12:00
Ago 05, 2017 Redazione News, Novità dalla ricerca, Novità Homepage, Novità Prevenzione Primaria 0
La dieta mediterranea riduce il rischio di malattie cardiovascolari nelle persone con un elevato livello di istruzione e un buon reddito. Nessun beneficio significativo si riscontra nelle classi sociali più deboli. Sono queste le conclusioni di un’analisi prospettica italiana condotta all’IRCCS Neuromed su una coorte di 18.991 uomini e donne di età ≥ 35 anni del Moli-sani project, per conoscere i fattori ambientali e genetici alla base delle malattie cardiovascolari e dei tumori.
Lo studio ha valutato l’adesione alla dieta mediterranea in base al punteggio MDS (mediterranean diet score). Il redditi familiari (euro / anno) e il livello di istruzione sono stati utilizzati come indicatori di stato socio-economico. Il rischio di patologie cardiovascoalri è stato calcoalto in base al modello Cox multivariabile.
Negli oltre 4,3 anni di follow-up, si sono verificati 252 eventi cardiovascolari (CVD). Nel complesso, un aumento di due punti in MDS è stato associato a una riduzionne di CVD pari al 15% (intervallo di confidenza del 95%: dall’1 al 27%). Tale associazione è stata evidente in soggetti istruiti (HR = 0.43; 0.25-0.72) ma non in quelli con livello più basso di istruzione (HR = 0.94; 0.78-1.14) (P per interazione = 0.042).
Allo stesso modo, i vantaggi sulla prevenzione di malattie cardiovascolari associati all’adesione alla dieta mediterranea erano limitati al gruppo di reddito elevato (HR = 0,39; 0,23-0,66 per i gruppi ad alto reddito e HR = 1,01; 0,79-1,29 per quelli a basso reddito; P per interazione = 0,0098) .
Lo studio ha inoltre evidenziato che, a parità di consumo dei prodotti tipici della dieta mediterranea (MDS simile), l’alimentazione delle persone con situazione socio-economica migliore, risultava più ricca di antiossidanti e polifenoli, oltre a presentare una maggiore diversità in termini di frutta e verdura consumate. Sono state riscontrate differenze socioeconomiche anche per quanto riguarda il consumo di prodotti integrali e i metodi di cottura degli alimenti. Sempre a parità di punteggio di adesione alla dieta mediterranea, le persone con una migliore posizione sociale tendevano a consumare relativamente più pesce e frutta secca a guscio e meno carne e derivati.
Tutto questo, osservano gli autori, ci spinge a credere che, a influire sulla salute cardiovascolare, sia la diversa qualità dei prodotti della dieta mediterranea consumati a fare la differenza e non solo la loro quantità o frequenza di consumo.
L’importanza degli aspetti socio-economici per la salute è stata evidenziata quasi dieci anni fa, nel rapporto Closing the gap in a generation dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) in cui si affermava che la crescita economica da sola non sempre basta a migliorare la salute della popolazione: senza un’equa distribuzione dei benefici, la crescita economica può anzi esacerbare le disuguaglianze.
Conferme sono arrivate anche dai ricercatori del progetto Lifepath per individuare i meccanismi alla base delle differenze sociali della salute. L’analisi, pubblicata qualche mese fa sulla rivista The Lancet, ha dimostrato che condizioni socio-economiche avverse possono aumentare la possibilità di morte prematura al pari dei classici fattori di rischio come fumare, soffrire di diabete o non praticare attività sportiva.
La dieta mediterranea quindi è efficace nelle persone più istruite e con maggiore reddito perchè la scelta della qualità degli alimenti è migliore.
Fonte
High adherence to the Mediterranean diet is associated with cardiovascular protection in higher but not in lower socioeconomic groups: prospective findings from the Moli-sani study.Int J Epidemiol dyx145.1 August 2017
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