Ultimo aggiornamento 07/11/2020 12:00
Ago 31, 2017 Redazione News, Novità Prevenzione Primaria Commenti disabilitati su Scarsa qualità del sonno alza rischio di infarto e ictus. #esc2017
Alcuni disturbi del sonno aumentano il rischio di infarto o ictus. Sono i risultati di uno studio presentato al Congresso della European society of cardiology (#esc2017) che si è concluso il 30 agosto a Barcellona.
I ricercatori hanno considerato un campione di 12.876 abitanti della città di Hiroshima (Giappone) – 6.762 uomini e 6114 donne – giunti in ospedale per un check-up annuale. Di questi, 773 avevano una storia di cardiopatie ischemiche (infarto miocardico e/o angina), 560 erano stati vittima di un ictus (emorragia intracranica e/o infarto cerebrale) mentre i restanti 11.543 non avevano avuto in precedenza patologie cardiovascolari. Sono stati esclusi dallo studio i pazienti dalla cui anamnesi erano emerse sia cardiopatie ischemiche che ictus.
Le caratteristiche del sonno sono state valutate attraverso il Pittsburgh Sleep Quality Index (PSQI), un questionario autosomministrato composto da 19 item che analizza sette diverse componenti: scarsa qualità percepita, latenza prolungata, breve durata, bassa efficienza, difficoltà a mantenere il sonno, utilizzo di sonniferi, disfunzioni diurne. Ogni risposta era valutata da 0 a 3 e con un punteggio superiore a 2 a indicare un disturbo specifico.
Un punteggio PSQI complessivo (dato dalla somma delle sette componenti) superiore o uguale a 6, considerato indice di un sonno di scarsa qualità, è stato riscontrato nel 52% dei pazienti con cardiopatie ischemiche, nel 48% di quelli con ictus e nel 37% dei soggetti che non riportavano patologie cardiovascolari. Punteggi PSQI superiori a 6 sono risultati associati in modo significativo alla probabilità di aver avuto un infarto miocardico e/o un angina (OR, 1.71; p <0.0001) e di essere stati vittime di emorragia intracranica e/o infarto cerebrale (OR, 1.45; p <0.0001).
In particolare, è emersa una relazione tra cardiopatia ischemica e ictus in presenza di una scarsa qualità del sonno percepita, una latenza prolungata, una bassa efficienza, l’utilizzo di sonniferi, mentre una difficoltà a mantenere il sonno, una breve durata del sonno e le disfunzioni diurne, sono risultate associate solo ai casi di patologie ischemiche.
È la prima volta disturbi specifici del sonno vengono messi in relazione a patologie cardiovascolari diverse. Gli autori fanno notare che solo i pazienti con cardiopatie ischemiche riportano difficoltà a mantenere il sonno e a dormire a lungo: la difficoltà nel mantenimento riflette un’aumentata frammentazione del sonno che si associa a frequenti risvegli e può causare un’iperattivazione del sistema nervoso simpatico e dell’asse adrenocorticale con aumento dell’adrenalina e tutto il sistema collegato allo stress.
Fonte
Poor sleep is associated with ischaemic heart disease and stroke. ESC Congress. Press release.29 Aug 2017
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