Ultimo aggiornamento 07/11/2020 12:00
Set 16, 2017 Redazione News, Novità Cardiopatia Ischemica, Novità dalla ricerca, Novità Homepage 0
Lo stent coronarico, noto come “palloncino” balloon), compie 40 anni. E’ ancora vivo il primo paziente che ha beneficiato dell’intervento di angioplastica percutanea (PCI, percutaneous coronary intervention), avvenuto il 16 settembre 1977. Allora era un ragazzo di 38 anni ricoverato all’ospedale universitario di Zurigo per una grave angina dovuta a una stenosi focale della coronaria di sinistra ed era in lista per un intervento di bypass. Un suo coetaneo, Andreas R. Gruentzig, quel mattino, per la prima volta al mondo, ha dilatato la sua arteria coronarica con l’inserimento di un sottile catetere dotato di “palloncino” a livello del femore per poi guidarlo fino al ramo discendente inferiore della coronaria. L’intuizione sul funzionamento dello stent era avvenuta nella cucina di Gruentzig con l’aiuto di un’assistente del medico, Maria Schlumpf, utilizzando come modello, una bottiglia di vino.
Gruentzig aveva lavorato a lungo sulla tecnica a partire da un’idea del radiologo ameircano Charles Dotter che, nei primi anni ’60, aveva coniato il termine angioplastica per descrivere l’apertura di un’ostruzione in un’arteria della gamba, non attraverso una chirurgia tradizionale dall’esterno, ma dall’interno del vaso, con l’inserimento di un catetere nell’arteria con un metodo meno traumatico, più veloce e forse (pensava) più durevole.
L’idea di Dotter, come spesso accade, era stata accolta con molta freddezza dal mondo scientifico che presto ribattezzò il radiologo come il “Crazy Charlie” (il pazzo Charlie). Negli anni però Dotter aveva avuto ragione, riuscendo a riaprire le lunghe e dritte arterie delle gambe inserendo cateteri in grado di spingere la massa molle che ostruiva il lume del vaso e ripristinare il flusso normale di sangue.
Ovviamente le sottili e tortuose arterie coronarie non potevano essere trattate con la stessa tecnica, per questo Gruentzig pensò di aggiunto un palloncino alla punta del catetere. Dopo sperimetnazioni in laboratorio a Zurigo e nel corso di interventi chirurgici a cuore aperto con il Richard K. Myler di San Francisco, il medico fu pronto per l’intevento percutaneo.
Le polemiche sulla nuova tecnica furono comunque roventi perchè ritenuta rischiosa. Gruentzig dovette portare avanti da solo la propria battaglia, senza il consenso e il supporto della comunità scientifica. La prima produzione dei dispositivi da parte della società svizzera Hugo Schneider riusciva a consegnare 5 palloncini alla settimana. Ma l’efficacia della procedura, nel tempo, diede risultati che ne spianarono il percorso in un’evoluzione inarrestabile.
Nel 1980 le angioplastiche coronariche nel mondo sono state circa un migliaio. Negli anni a venire, anche dopo la morte di Gruentzig,avvenuta in un incidente aereo nel 1985, diversi studi hanno confermato l’efficacia dell’angioplastica anche nel confronto con il bypass aorto-coronarico, oggi utilizzato soprattutto nei casi di ostruzioni multiple ed estese.
Nel 1999 la statunitense Boston Scientific ha acquisito l’azienda svizzera (divenuta nel frattempo Schneider Medintag), favorendo lo sviluppo della procedura su larga scala e a livello internazionale.
L’angioplastica ha realmente rivoluzionato la cardiologia perché permette di effettuare contemporaneamente la diagnosi e l’immediato trattamento dell’infarto miocardico acuto, che è la prima causa di morte nei Paesi occidentali
Oggi “il palloncino”, impiantato per la prima votla in Italia nel 1981, viene impiegato negli ospedali di tutto il mondo. Solo nel nostro Paese, grazie alla PCI, dagli anni Ottanta in poi la mortalità per infarto si è ridotta del 20% e negli ultimi 10 anni il totale degli interventi eseguiti nel nostro Paese è triplicato, posizionando l’Italia al secondo posto in Europa per tasso di pazienti trattati. I dati ufficiali (GISE e MdS) stimano che, in Italia, per ogni “bypass coronarico” vengano eseguite 11 procedure di angioplastica. Nel 2016 sono stati effettuati ben 154.307 interventi di questo tipo con un incremento del 5,1% rispetto all’anno precedente, di cui l’83,1% effettuati con accesso radiale.
Il prossimo obiettivo è riuscire a trovare una soluzione a quel caso su tre in cui l’angioplastica non è ancora sufficiente. Resta da risolvere un ulteriore problema, rappresentato dall’ostruzione del microcircolo cardiaco: se non riconosciuta, può infatti vanificare l’efficacia di un intervento.
Molte cose sono cambiate in 40 anni si cardiologia interventistica e la procedura non invasiva che ha torvato poi altre declinazioni anche nella sostituzione delle valvole cardiache. Sull’argomento e del futuro della cardiologia interventistica italiana si parlerà nel corso del 38° Congresso nazionale GISE, previsto a Milano presso MiCo Congress Center, dal 10 al 13 ottobre 2017.
Fonte
Coronary Angioplasty Enters Its 40th Year· “The Voice in the Ear” — Angioplasty.Org sept 16.2016
40 anni di PCI, procedura salvavita che ha rivoluzionato la cardiologia. Italia ai vertici in Europa. INSALUTENEWS.IT, sept. 16 2017
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