Ultimo aggiornamento 07/11/2020 12:00
Set 08, 2017 Redazione News, Novità dalla ricerca, Novità Homepage, Novità Prevenzione Primaria 0
Un’alimentazione ad alto contenuto di carboidrati e a basso contenuto di grassi è associata ad un maggior rischio di mortalità. Lo sostiene uno studio presentato al Congresso europeo di cardiologia ESC (#esc2017) e condotto su oltre 135 mila soggetti di età compresa tra i 35 e i 70 anni e provenienti da 18 paesi a basso, meglio e alto reddito reclutati nello studio PURE (Prospective Urban Rural Epidemiology) pubblicato in contemporanea su The Lancet.
I ricercatori hanno registrato il consumo di carboidrati, grassi totali e tipologia di grasso attraverso la compilazione di questionari sulla frequenza alimentare associando malattia CV e mortalità. Tra i 5.796 morti e 4.784 eventi cardiovascolari (CV) rimportanti durante un follow-up mediano di 7.4 anni, i ricercatori hanno osservato che l’assunzione di carboidrati tra il quintile più alto e più basso era associata a un significativo aumento del rischio di mortalità totale del 28% (hazard ratio [HR] 1.28, 95% CI 1.12-1.46, p≤0.0001), ma non al rischio di malattia cardiovascolare.
Al contrario, l’assunzione totale di grassi nel quartile più alto rispetto al più basso è stata associata a una riduzione significativa del 23% del rischio totale di mortalità, del 18% del rischio di ictus e del 30% del rischio di mortalità non cardiovascoalre.
Ogni tipologia di grasso è stato associato a un rischio di mortalità significativamente ridotta: riduzione del 14% con grassi saturi, del 19% con grassi monoinsaturati e del 20% con grassi polinsaturi.
L’assunzione più elevata di grassi saturi è stata associata anche a una diminuzione del 21% del rischio di ictus.
I risultati capovolgono l’attuale raccomandazione delle Linee guida di limitare l’assunzione totale di grassi a meno del 30% dell’energia giornaliera e l’assunzione di grassi saturi a meno del 10% dell’energia.
Gli autori osservano che proprio l’assunzione di grassi intorno al 35% delle calorie quotidiane e la concomitante riduzione delle calorie provvenienti dai carboidrati potrebbe diminuire il rischio di mortalità totale. I dati mostrano infatti che i soggetti che con elevata assunzione di carboidrati, oltre il 60% dell’energia, possono trarre vantaggio da una riduzione dell’assunzione di carboidrati e dall’aumento del consumo di grassi .
I ricercatori hanno anche esaminato l’impatto dei grassi e dei carboidrati sui lipidi nel sangue negli stessi partecipanti allo studio PURE. I dati mettono in discussione la validità del coelsterolo LDL come marker di riferimmento epr la malattia cardiovascolare.
Coerentemente con altre relazioni provenienti dai Paesi occidentali, i dati hanno confermato che un più alto cosumo di grassi saturi aumenta sia il colesterolo LDL (cattivo), sia il colesterolo “buono” (HDL), di conseguenza l’effetto netto è una diminuzione del rapporto colesterolo totale/HDL.
Lo studio quindi sostiene che la concentrazione del colesterolo LDL non sia affidabile nel prevedere gli effetti del grasso saturo sugli eventi cardiovascolari futuri. Al contrario, tra i marcatori testati, ApoB/ApoA1 fornisce la migliore indicazione globale dell’effetto del grasso saturo sul rischio cardiovascolare.
In questo lavoro emergono dati anche relativi all’impatto della dieta sulla mortalità totale e cardiovascoare in diverse culture. In molti paesi a basso e medio reddito le diete sono costituite da più del 65% di energia da carboidrati e in Africa, Asia meridionale e Cina, ad esempio, solo il 20% dell’energia proviene dai grassi. In queste regioni le raccomandazioni alimentari dovrebbero concentrarsi sulla riduzione dell’assunzione di carboidrati invece di ridurre l’assunzione di grassi. In Nord America e in Europa, nonostante le indicazioni raccomandino un basso introito di grassi, i dati PURE suggeriscono che le persone in queste regioni si stiano nutrendo con il giusto mix, assumendo grassi totali per circa il 30% e grassi saturi per l’11-12%.
In conclusione, i dati dello studio PURE evidenziano che le diete con la più alta percentuale di carboidrati (circa il 77% delle calorie giornaliere) sono associate a un aumento del 28% del rischio di decesso rispetto alle diete in cui i carboidrati costituiscono solo il 46% delle calorie. Al contrario, le diete con assunzione più elevata di grassi (35% delle calorie giornaliere) sono associate a un rischio di decesso inferiore del 23%. Alla luce di tutti questi risultati i ricercatori hanno suggerito l’aggiornamento delle lineeguida alimentari.
Fonte
Associations of fats and carbohydrate intake with cardiovascular disease and mortality in 18 countries from five continents (PURE): a prospective cohort study. ESC 2017.The Lancet Published:29 August 2017
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