Ultimo aggiornamento 07/11/2020 12:00
Ott 10, 2017 Redazione Farmaci, Farmaci diabete, Farmaci Scompenso cardiaco, Novità dalla ricerca, Novità Diabete, Novità Homepage, Novità Scompenso cardiaco Commenti disabilitati su Ecco perché le gliflozine (SGLT2), usate nel diabete, riducono lo scompenso
Tra i vari agenti ipoglicemizzanti impiegati nel diabete, solo per gli inibitori dell’SGLT2 (gliflozine) è stata riportata una riduzione del rischio di eventi cardiovascolari, soprattutto nella riduzione del rischio di sviluppo o di progressione dello scomepnso /insufficienza cardiaca.
Una ‘special communication’ pubblicata di su JAMA Cardiology propone un possibile meccanismo d’azione degli inibitori del cotrasportatore 2 sodio-glucosio (SGLT2) a partire dai dati del trial EMPA-REG Outcomes in cui il trattamento a lungo termine con empagliflozin ha impedito eventi da scompenso cardiaco fatali e non fatali ma non ha ridotto il rischio di infarto miocardico o ictus nei pazienti con diabete.
Gli autori dello studio affermano che l’effetto benefico degli inibitori dell’SGLT2 sull’insufficienza cardiaca non può essere spiegato dalle loro azioni sul controllo glicemico o come diuretici osmotici. Nei reni l’SGLT2 interagisce in modo funzionale con lo scambiatore sodio-idrogeno, che è responsabile della maggior parte della reuptake tubulare di sodio dopo la filtrazione.
L’attività dello scambiatore sodio-idrogeno è notevolmente aumentata nei pazienti con scompenso cardiaco e può essere responsabile della resistenza sia ai diuretici sia ai peptidi natriuretici endogeni.
A livello cardiaco empagliflozin sembra inibire lo scambio sodio-idrogeno, che può a sua volta portare a una riduzione di danno cardiaco, ipertrofia, fibrosi, rimodellamento e disfunzione sistolica.
In breve, l’effetto cardioprotettivo dell’SGLT2 sullo scambio sodio-idrogeno si esplicherebbe a livelli diversi sul cuore stesso e sul rene. In quest’ultimo, il blocco dello scambiatore sodio-idrogeno porterebbe a un’aumentata escrezione renale, una riduzione del peso corporeo, una ridotta pressione arteriosa e a emoconcentrazione. Questi fattori, nel complesso, riducono lo stress della parete cardiaca e il danno cardiaco, già direttamente esercitato sul cuore dagli stessi farmaci.
Del resto, fanno notare gli autori, anche i benefici dello spironolattone in pazienti con insufficienza cardiaca con frazione di eiezione ridotta o conservata possono anche essere imputabili alle azioni del farmaco per inibire il meccanismo di scambio di sodio-idrogeno e vi può essere una interazione farmacologica di effetti con gli inibitori dell’SGLT2 in quanto i lori effetti si sovrappongono.
Questa ipotesi ha importanti implicazioni per la progettazione e l’analisi di studi su larga scala che coinvolgono pazienti diabetici o non diabetici con iscompenso cronico. Probabilmente, questi studi, non spiegheranno i meccanismi che portano i pazienti con intolleranza al glucosio all’insufficienza cardiaca, né verificheranno il ruolo della glicemia nello sviluppo della disfunzione cardiaca. Se avranno successo, ci forniranno più insegnamenti sulla fisiopatologia dello scompenso cardiaco rispetto a quella del diabete.
Fonte
Effects of Sodium-Glucose Cotransporter 2 Inhibitors for the Treatment of Patients With Heart Failure: Proposal of a Novel Mechanism of Action. JAMA Cardiol, 2017;2(9):1025-9.
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