Ultimo aggiornamento 07/11/2020 12:00
Gen 29, 2018 Gaetano D'Ambrosio Novità dalla ricerca, Novità Homepage, Novità Prevenzione Secondaria Commenti disabilitati su Rischio di ictus più alto con antiaggreganti (tienopiridine) e antiacidi (PPI)
La questione della possibile interazione tra inibitori della pompa protonica (PPI, proton pump inhibitors) e antiaggreganti appartenenti alla famiglia delle tienopiridine è stata a lungo dibattuta. Le due classi di farmaci, infatti, sono metabolizzate dal sistema del citocromo P450, in particolare dal CYP2C19. Questa interazione può teoricamente ridurre l’efficacia antiaggregante delle tienopiridine e, pertanto, determinare un incremento del rischio di eventi cardiovascolari.
Sulla base di una letteratura ampia e spesso contrastante, oggi generalmente si ritiene che l’associazione di PPI e tienopiridine sia possibile anche se appare comunque preferibile evitare l’utilizzo di omeprazolo e esomeprazolo.
Ad agitare nuovamente le acque in questa controversa problematica interviene una nuova revisione sistematica della letteratura e meta-analisi, recentemente pubblicata su Stroke, che ha esaminato 22 studi, pubblicati fino a luglio 2017, in particolare 12 trial randomizzati e controllati e 10 studi di coorte, comprendenti 131714 pazienti.
L’utilizzo concomitante di PPI e tienopiridine è risultato associato ad un significativo incremento del rischio di eventi cardiovascolari e in particolare di ictus ischemico. Il rischio di infarto miocardico è aumentato in misura minore ma la significatività statistica si perde nella analisi aggiustata per i possibili fattori confondenti.
Gli autori concludono affermando che il riscontro di un aumentato rischio di ictus nei pazienti trattati con tienopiridine aggiunge un ulteriore argomento a sostegno dell’invito a ridurre l’utilizzo degli IPP ai casi in cui questi sono strettamente necessari.
Fonte
Cerebrovascular Outcomes With Proton Pump Inhibitors and Thienopyridines A Systematic Review and Meta-Analysis.Stroke. 2018;49:312-318
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