Ultimo aggiornamento 07/11/2020 12:00
Gen 25, 2018 Redazione News, Novità dalla ricerca, Novità Homepage, Novità Prevenzione Primaria Commenti disabilitati su Riscrivere le carte del rischio cardiovascolare. ISS , MMG e specialisti al lavoro
Medici e specialisti sono impegnati per rinnovare le carte per la valutazione del rischio cardiovascolare e renderle in linea con le attuali esigenze. La decisio è stata presa in occasione Congresso “L’evoluzione della prevenzione cardiovascolare nel nuovo millennio: adeguamento degli strumenti per la valutazione del rischio” organizzato qualche settimana fa a Roma, presso l’Istituto Superiore di Sanità e realizzato con il contributo non condizionato di Bayer. Intorno allo stesso tavolo si sono trovati così, non solo i medici di medicina generale, ma anche cardiologi, specialisti dell’ipertensione, dell’aterosclerosi e del distretto vascolare.
“Le carte del rischio cardiovascolare – spiega Claudio Cricelli, Presidente SIMG – sono state prodotte ormai molti anni fa quando il profilo del rischio nella popolazione mondiale e in quella italiana era sostanzialmente diverso da quello attuale”.
Indubbia l’utilità che hanno avito questi strumenti nell’aiutare i medici a individuare il rischio nei singoli soggetti all’interno della popolazione, di stimolare la cultura del rischio cardiovascolare di favorire un corretto impiego delle risorse e dei farmaci per la prevenzione cardiovascolare. Ma anche le carte sono invecchiate e mostrano dei limiti. “Il primo – sottolinea Francesco Lapi, Direttore della Ricerca Health Search, SIMG – è che sono incentrate sul rischio ischemico, escludendo di conseguenza condizioni quali la fibrillazione atriale e lo scompenso cardiaco. Il secondo è che fanno essenzialmente riferimento alla popolazione italiana degli anni novanta”. Il terzo riguarda l’esclusione di fattori di rischio o algoritmi di stima di cui non si sapeva l’esistenza. Le carte non valutano l’iperuricemia, la familiarità cardiovascolare, la durata della malattia diabetica, i livelli dell’emoglobina glicata e le sue variazioni, la variabilità dell’ipertrigliceridemia e l’uso degli antipsicotici.
A proposito dei cambiamenti nella popolazione, la prevalenza delle malattie cardiovascolari è aumentata in seguito all’invecchiamento della popolazione, anche l’età della diagnosi è cambiata. Dieci anni fa la prima diagnosi veniva posta in media all’età di 58 – 59 anni, adesso si verifica 4-5 anni prima, a 53-54 anni. “Le ragioni di questo fenomeno .– dice Vincenzo Atella, Professore Ordinario, Facoltà di Economia – Università degli Studi di Roma – sono riconducibili essenzialmente al fatto che, in seguito al cambiamento delle linee guida, piuttosto che per la maggiore attenzione per questi temi, i medici diagnosticano prima il problema. Tuttavia vi sono forti indizi, anche se non delle prove certe, che questo anticipo dipenda anche da un cambiamento dello stato di salute della popolazione”. I livelli di obesità e sovrappeso nei quarantenni di oggi, ad esempio, sono maggiori rispetto a dieci anni.
Come evolvere
“Un primo punto di partenza – spiega Andrea Di Lenarda, Direttore Centro Cardiovascolare dell’Azienda Sanitaria Universitaria Integrata (ASUI) di Trieste e Presidente ANMCO – riguarda l’estensione nella popolazione la valutazione della classe di rischio cardiovascolare da parte di tutte le figure coinvolte: Mmg, il cardiologo, ma anche l’infermiere. Il secondo aspetto riguarda il trattamento farmacologico.”
Nonostante la disponibilità di farmaci efficaci sono ancora troppo pochi i pazienti trattati correttamente, una situazione che deve sicuramente essere migliorata. Nel data warehouse cardiovascolare della Regione Friuli Venezia Giulia, ad esempio, ci sono circa 100.000 persone a rischio cardiovascolare molto elevato, ma in trattamento con statine sono solo il 40% e la percentuale delle persone a target è del 30%.
C’è molto spazio dunque per intervenire, anche perché la popolazione di pazienti si fa sempre più ampia.
Da dove partire
Il database Health Search della medicina generale è uno strumento da cui si può partire per sviluppare delle nuove carte del rischio. Serve però la collaborazione tra le diverse società scientifiche per mettere a punto uno strumento nuovo in grado di superare le carte del rischio oggi in uso e che dovrebbe essere realizzato entro il 2019.
Fonte
L’evoluzione della prevenzione cardiovascolare nel nuovo millennio: adeguamento degli strumenti per la valutazione del rischio.13 dicembre 2017.
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