Ultimo aggiornamento 07/11/2020 12:00
Feb 19, 2018 Redazione Novità dalla ricerca, Novità Diabete, Novità Homepage Commenti disabilitati su Diabete. Empagliflozin diminuisce il volume plasmatico e riduce la mortalità cardiovascolare
In pazienti con diabete che assumono l’ipoglicemizzante empagliflozin, (gliflozina, SGLT2), la riduzione della mortalità cardiovascolare è dovuta all’effetto del farmaco sulla riduzione del volume plasmatico. È quanto emerge da una nuova analisi post-hoc dello studio EMPA-REG OUTCOME, che ha coinvolto circa 7.000 pazienti e dimostrato la riduzione del 38% della mortalità cardiovascolare, rispetto al placebo, nei soggetti con diabete che assumevano empagliflozin.
La nuova analisi mostra che circa la metà del beneficio sulla mortalità di empagliflozin, inibitore del cotrasportatore sodio glucosio di tipo 2 (SGLT-2i), può essere spiegato dai cambiamenti dell’ematocrito e dell’emoglobina (51,8% e 48,9% rispettivamente) e con minori contributi da variazioni di acido urico, glucosio plasmatico e HbA1c (massimo 29,3%).
Al contrario, i cambiamenti in alcuni tradizionali fattori di rischio cardiovascolare, tra cui obesità, pressione sanguigna, lipidi e funzionalità renale, hanno svolto solo ruoli minori. Gli autori osservano che il cambiamento dell’ematocrito era di circa il 3% nel braccio empagliflozin, probabilmente come riflesso di una diminuzione del volume plasmatico.
Poiché il beneficio della mortalità con empagliflozin è stato osservato così presto nella sperimentazione e le curve degli eventi hanno iniziato a separarsi intorno ai 3 mesi, la mancanza di effetti del farmaco sui tradizionali fattori di rischio associati all’aterosclerosi non è stata del tutto sorprendente. Al contrario lo è stata la dimensione dell’effetto sull’ematocrito.
Clinicamente, secondo gli autori, questi dati potrebbero spingere in favore di empagliflozin da integrare a metformina per i pazienti con diabete e malattia cardiovascolare ( insufficienza cardiaca o malattia cardiaca aterosclerotica).
Tuttavia, osservano gli autori, solo il 10% dei pazienti EMPA-REG soffriva di fatto di insufficienza cardiaca, quindi la maggior parte del beneficio sembrava verificarsi in quelli senza storia precedente della condizione. Conclusioni più definitive su questa popolazione sono attese dai risultati dagli studi in corso in pazienti con insufficienza cardiaca, con e senza diabete di tipo 2, tra i quali i trial EMPEROR-Reduced, EMPEROR-Preserved e Dapa-HF.
In un editoriale pubblicato separatamente, sempre su Diabetes, si cerca di spiegare fino a che punto l’abbassamento del glucosio ha contribuito agli outcome di mortalità per tutte le cause (piuttosto che malattia CV) sia nell’EMPA-REG sia in un altro trial di riferimetno, quale il LEADER (Liraglutide Effect and Action in Diabetes: Evaluation of Cardiovascular Outcome Results — A Long Term Evaluation).
Gli autori dell’editoriale mostrano che sebbene con liraglutide quasi tutta la riduzione della morte per tutte le cause di 3,7 per 1.000/anno era attribuibile a “effetti antidiabetici” sulla base del cambiamento di HbA1c, una riduzione di 4,5 di 9,2/1.000 anni-persona nella morte per tutte le cause con empagliflozin si sarebbe potuta essere spiegare in base ai soli cambiamenti correlati al glucosio. L’autrice suppone che l’importante beneficio di empagliflozin sia dovuto al coinvolgimento di diversi meccanismi cardiovascolari.
In pazienti con dibate e malattia cardiovascolare ( insufficienza cardiaca o malattia cardiaca aterosclerotica) potrebbe essere indicato empagliflozin o liraglutide (analogo del GLP-1). Inoltre, se il paziente volesse però perdere più peso e non ha problemi per farsi le iniezioni, potrebbe usare liraglutide, ma se ha una malattiacardiovascolare con insufficienza cardiaca, sulla base di quelloc he sappiamo, empagliflozin potrebbe essere una scelta migliore rispetto a liraglutide.
Fonte
How Does Empagliflozin Reduce Cardiovascular Mortality? Insights From a Mediation Analysis of the EMPA-REG OUTCOME Trial. Inzucchi SE, Zinman B, Fitchett D, et al.Diabetes Care, 2018 Feb;41(2):356-363. doi: 10.2337/dc17-1096.
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