Ultimo aggiornamento 07/11/2020 12:00
Feb 01, 2018 Giuliana Maria Giambuzzi Novità dalla ricerca, Novità Homepage, Novità Ictus Tia, Novità Prevenzione Primaria, Novità Prevenzione Secondaria Commenti disabilitati su Ictus ricorrente. La chiusura del forame ovale pervio (PFO) meglio della terapia medica
Da tempo si discute sulla possibile relazione tra forame ovale pervio (PFO, Patent foramen ovale) ed ictus criptogenetico (senza causa identificabile) e su quale sia il trattamento più adeguato, tra chiusura (percutanea o chirurgica) e terapia medica (antiaggreganti piastrinici o anticoagulanti orali), nei pazienti in cui venga ipotizzato un rapporto causale tra PFO ed embolia paradossa.
La procedura di chiusura del PFO è davvero efficace nel prevenire successivi eventi ischemici (ictus) nei pazienti che hanno avuto un ictus embolico criptogenetico?
A questa domanda hanno cercato di rispondere gli autori dello studio recentemente pubblicato che hanno analizzato i dati relativi ad un totale di 2.531 soggetti arruolati in 4 studi randomizzati. La chiusura del PFO è stata associata a una riduzione significativa del rischio di ictus al follow-up (HR 0,18, IC 95% 0,06 a 0,59, P=0,005). Tuttavia, l’incidenza di ictus ricorrente tra i pazienti randomizzati alla chiusura percutanea, era già ridotto in maniera significativa a un anno (HR 0,40, IC 95% 0,20-0,80, P=0,010), i benefici del trattamento si riscontravano anche tra 1 e 5 anni (HR 0,14, IC 95% da 0,05 a 0,55, P= 0,005) e oltre i 5 anni (HR 0,20, IC 95% 0,03-1,19, P = 0,077).
In conclusione tra i pazienti con ictus embolico criptogenetico, l’intervento di chiusura percutanea del PFO ha dimostrato di diminuire il rischio di ictus in maniera significativa rispetto alla semplice terapia medica profilattica, con una riduzione significativa delle recidive già a partire dal primo anno post-intervento e con benefici che permangono fino a 10 anni di follow-up.
L’interpretazione dei dati, riguardanti il confronto tra i benefici in termini di prevenzione secondaria tra le diverse opzioni terapeutiche, rimarrà problematica finché non saranno disponibili dei modelli di stratificazione del rischio, in grado di discriminare, nella popolazione generale, se il PFO è realmente la causa dell’evento ischemico o se semplicemente è un reperto incidentale.
Purtroppo, nella pratica clinica, è forte la tentazione di attribuire in modo superficiale l’intera responsabilità di un ictus a un “malcapitato” PFO e ciò potrebbe privare il paziente del trattamento adeguato o addirittura esporlo a rischi altrimenti evitabili.
Fonte
Patent foramen ovale closure vs. medical therapy for recurrent stroke prevention: Evolution of treatment effect during follow-up. Raffaele Piccolo, Anna Franzone, George C.M. Siontis, Stefan Stortecky, Thomas Pilgrim, Bernhard Meier.International Journal of Cardiology.January 03, 2018
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