Ultimo aggiornamento 07/11/2020 12:00
Mar 02, 2018 Gaetano D'Ambrosio Farmaci, Farmaci Cardiopatia ischemica, Novità Cardiopatia Ischemica, Novità dalla ricerca, Novità Homepage, Novità Prevenzione Secondaria Commenti disabilitati su Anticoagulanti (DOAC) con antiaggreganti dopo sindrome coronarica acuta
I pazienti che hanno subito una sindrome coronarica acuta, sono generalmente sottoposti ad una doppia terapia antiaggregante mentre la terapia anticoagulante è prescritta in triplice associazione con gli antiaggreganti, solo nei pazienti che presentano prima dell’evento acuto o hanno sviluppato successivamente, una condizione (fibrillazione atriale, embolia polmonare, trombosi venosa profonda, protesi valvolari meccaniche) per la quale essa è indicata.
Recentemente l’uso dei nuovi anticoagulanti orali (DOACs), in associazione agli antiaggreganti (AA), è stato proposto per la prevenzione secondaria nei pazienti che hanno subito una sindrome coronarica acuta, anche in assenza di condizioni che richiedono una terapia anticoagulante.
Per valutare potenziali rischi e benefici di questo nuovo approccio è stata condotta una revisione sistematica e meta-analisi di 6 trial clinici, comprendenti 29667 pazienti (49.1% con STEMI e 50,7% con NSTEMI).
Per valutare l’efficacia è stato definito un end-joint composito, costituito da decesso cardiovascolare, infarto miocardico e ictus. Per valutare la sicurezza è stato scelto di utilizzare come end-point il verificarsi di una emorragia maggiore.
I risultati dei confronti tra pazienti trattati con DOACs + AA e pazienti trattati con soli AA sono riportati nella figura 1.
Figura 1
In particolare, per quanto riguarda l’efficacia, i pazienti trattati con DOACs + AA presentano un rischio significativamente ridotto (-15%) di incorrere negli eventi cardiovascolari rappresentati dall’outcome primario ma il beneficio appare limitato ai pazienti con STEMI (-24%) mentre nei pazienti con NSTEMI è molto più modesto (-8%) e statisticamente non significativo.
Sul piano della sicurezza, i pazienti trattati con DOACs + AA presentano un rischio significativamente aumentato, triplicato, di incorrere in emorragie maggiori, un po’ più elevato nei pazienti con STEMI ma presente anche nei pazienti con NSTEMI.
Sulla base di questi risultati gli autori concludono che, valutato il rapporto rischio-beneficio, l’associazione di DOACs + AA rappresenta una opzione interessante solo nei pazienti con STEMI.
Il razionale dell’utilizzo degli anticoagulanti in pazienti che non presentano una indicazione alla anticoagulazione non è ben chiaro, ma probabilmente risiede nella osservazione che dopo un infarto miocardico, soprattutto se STEMI, alti livelli di trombina sono presenti per almeno sei mesi.
Fonte
Direct Oral Anticoagulants in Addition to Antiplatelet Therapy for Secondary Prevention After Acute Coronary Syndromes: A Systematic Review and Meta-analysis. JAMA Cardiol. 2018 Feb 7. doi: 10.1001/jamacardio.2017.5306. [Epub ahead of print]
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