Ultimo aggiornamento 07/11/2020 12:00
Mar 31, 2018 Gaetano D'Ambrosio Novità Cardiopatia Ischemica, Novità dalla ricerca, Novità Homepage, Novità Prevenzione Primaria Commenti disabilitati su Rischio di infarto miocardico nei pazienti con malattia infiammatoria cronica intestinale (MICI)
I pazienti con malattia infiammatoria cronica intestinale (MICI), hanno un rischio cardiovascolare aumentato e, in particolare, presentano un rischio più elevato di incorrere in un infarto acuto del miocardio.
L’associazione tra colite ulcerosa o morbo di Crohn e infarto miocardico è emersa da un ampio studio condotto su un grande database commerciale, che contiene i dati clinici di oltre 17 milioni di soggetti provenienti da 26 diversi sistemi sanitari nazionali.
Sono stati così identificati 211.870 pazienti, affetti da malattia infiammatoria cronica intestinale, quindi è stato valutato il rischio di infarto in pazienti con o senza MICI.
Tra i pazienti affetti da MICI, rispetto ai controlli, risultavano più frequenti alcuni importanti fattori di rischio: il diabete (15.9% vs 8.9%), l’ipertensione (33.6% vs 21.9%), la dislipidemia (27.8% vs 18.3%) e l’abitudine al fumo (20.7% vs 12.0%).
Il rischio di infarto miocardico era del 3.9% nei pazienti con MICI, del 1.65% nei controlli con un rischio relativo più che doppio, pari a 2.4 (intervallo di confidenza al 95% 2.3 – 2.4), anch’esso statisticamente significativo (P<0.001).
Il rischio relativo si riduceva a 1.21 (intervallo di confidenza al 95% 1.19 – 1.23), ma rimaneva statisticamente significativo (P<0.001), utilizzando un modello multivariato per tener conto delle differenze di età, sesso, razza, prevalenza dei classici fattori di rischio cardiovascolare tra i due gruppi.
In particolare si è osservato che l’associazione tra MICI e rischio di infarto è più marcata nei soggetti più giovani.
Nella figura allegata, pubblicata insieme all’abstract della ricerca, sono riportati i rischi assoluti di infarto tra pazienti con MICI (barre nere) e pazienti senza MICI (barre grigie) in funzione dell’età.
Il rischio relativo, dato dal rapporto tra i due valori di rischio assoluto per ciascuna fascia di età, è rappresentato dalla linea rossa. Risulta evidente che, mentre nelle età avanzate il rischio di infarto è più alto, ma il rischio nei pazienti con MICI è meno che doppio rispetto ai controlli, nelle fasce di età minori, quelle che generalmente corrispondono all’esordio delle malattie croniche intestinali, la presenza di MICI si associa ad un incremento del rischio percentualmente molto maggiore.
I risultati di questo studio hanno un duplice interesse: pratico e speculativo.
Il riscontro di una più elevata prevalenza di importanti fattori di rischio e il più alto rischio di infarto ci induce a valutare molto attentamente i fattori di rischio cardiovascolare e, se possibile, a correggerli nei pazienti con diagnosi di malattia cronica intestinale.
Sul versante fisiopatologico, l’incremento del rischio di infarto, soprattutto nei soggetti più giovani, aggiunge un contributo di evidenza ai numerosi studi che hanno documentato una associazione tra malattie infiammatorie croniche (gastroenterologiche, reumatologiche, pneumologiche) e rischio cardiovascolare, sostenendo il ruolo patogenetico comune della infiammazione sistemica.
Non sappiamo, però, se e in quale misura la terapia farmacologica delle MICI, che oggi si avvale anche di efficaci farmaci biologici, determini un miglioramento del profilo di rischio cardiovascolare.
Fonte: RISK OF MYOCARDIAL INFARCTION IN PATIENTS WITH INFLAMMATORY BOWEL DISEASE. American College of Cardiology (ACC) 2018 Annual Scientific Session. Session 1262, Abstract 441
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