Ultimo aggiornamento 07/11/2020 12:00
Giu 22, 2018 Gaetano D'Ambrosio Farmaci, Farmaci diabete, Farmaci Prevenzione primaria, Novità dalla ricerca, Novità Diabete, Novità Homepage, Novità Prevenzione Primaria, Novità Scompenso cardiaco Commenti disabilitati su Le glifozine riducono il rischio di scompenso e mortalità nei pazienti diabetici, indipendentemente dalla presenza di malattia cardiovascolare
Questa nuova classe di farmaci antidiabetici ha sollevato un grande interesse anche in campo cardiologico per aver dimostrato la capacità di determinare una riduzione del 38% della mortalità cardiovascolare, del 32% della mortalità per qualsiasi causa e del 25% le ospedalizzazioni per scompenso cardiaco. Questi risultati derivano dallo studio EMPA-REG OUTCOME che ha testato l’efficacia di empaglifozin in pazienti ad alto rischio, affetti da malattia cardiovascolare. Risultati analoghi sono derivati dallo studio CANVAS, riguardante il canaglifozin, somministrato a pazienti ad alto rischio in maggioranza affetti da malattia cardiovascolare.
Per verificare l’efficacia delle glifozine in uno spettro più ampio di pazienti a rischio è stato condotto uno grande studio osservazionale, multicentrico, internazionale, che ha arruolato due gruppi di 153078 pazienti diabetici. Un gruppo era costituito da pazienti trattati con glifozine, l’altro da pazienti trattati con altri farmaci antidiabetici. I pazienti dei due gruppi sono stati appaiati con la metodica statistica del “propensity score” che consente di minimizzare il rischio che i due gruppi differiscano significativamente per importanti fattori confondenti.
In condizioni basali solo il 12.8% dei pazienti reclutati era affetto da malattia cardiovascolare e solo il 3.0% aveva una storia di scompenso cardiaco.
Nel gruppo trattato con glifozine il 53.2% era in terapia con canaglifozin, il 41.4% con ddapaglifozin, il 5.4% con empaglifozin, con differenze molto marcate nell’utilizzo relativo delle tre molecole nei vari centri partecipanti.
Nel corso del follow-up, della durata di circa un anno, sono stati rilevati i casi di decesso e i casi incedenti di scompenso cardiaco. Il rischio relativo di incorrere in uno di questi eventi per i pazienti trattati con glifozine rispetto ai pazienti trattati con altri antidiabetici è rappresentato nella figura in termini di Hazard Ratio (HR) e di intervallo di confidenza al 95% (IC 95%).
Si può chiaramente rilevare come il trattamento con glifozine determini una significativa riduzione di entrambi gli eventi sia nei pazienti affetti che nei pazienti esenti da malattia cardiovascolare (MCV). Pertanto si può ipotizzare che i risultati dei grandi trial sulle glifozine possano essere estesi alla popolazione generale dei diabetici comprendente soggetti a rischio cardiovascolare meno elevato. Bisogna, però, considerare che, se i rischi relativi di pazienti con e senza MCV sono simili, non altrettanto si può dire dei rischi assoluti che sono naturalmente più elevati nei pazienti con MCV. Ciò implica che il numero di pazienti da trattare (NNT) per evitare un evento sia minore nei pazienti con MCV.
Inoltre, l’omogeneità dei risultati in aree geografiche nelle quali prevale l’uso di molecole diverse suggerisce indirettamente che l’azione cardio-protettiva osservata sia un effetto di classe e non una azione specifica di particolari glifozine.
Queste conclusioni, derivanti da uno studio osservazionale con un follow-up relativamente breve, dovranno essere confermate da trial clinici appositamente disegnati e da osservazioni più prolungate nel tempo.
Fonte: SGLT-2 Inhibitors and Cardiovascular Risk An Analysis of CVD-REAL. J Am Coll Cardiol. 2018 Jun 5;71(22):2497-2506. doi: 10.1016/j.jacc.2018.01.085.
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