Ultimo aggiornamento 07/11/2020 12:00
Giu 15, 2018 Gaetano D'Ambrosio Dispositivi, Dispositivi Prevenzione primaria, Novità dalla ricerca, Novità Homepage, Novità Prevenzione Primaria Commenti disabilitati su USPSTS. Aggionamento raccomandazioni utilizzo ECG e rischio cardiovascolare
La Task Force dei servizi preventivi statunitensi (USPSTS) ha emanato un aggiornamento delle raccomandazioni 2012 sull’utilizzo dell’elettrocardiografia, a riposo e da sforzo, nello screening della malattia cardiovascolare in soggetti asintomatici.
Le conclusioni, basate sui dati di letteratura più recenti, non sono molto diverse da quelle della precedente edizione.
In particolare, nei soggetti asintomatici adulti a basso rischio di eventi cardiovascolari (rischio a 10 anni calcolato con l’algoritmo di Framingham < 10%) si ritiene molto improbabile che l’ECG, a riposo o durante sforzo, possa modificare in modo significativo la valutazione del profilo di rischio ottenuta con i fattori convenzionali al punto da influenzare la strategia preventiva e determinare un miglioramento degli esiti.
Considerando che lo screening può determinare anche degli effetti nocivi, connessi con gli approfondimenti diagnostici invasivi e gli eventuali interventi terapeutici, si ritiene che lo screening elettrocardiografico nei soggetti asintomatici a basso rischio debba essere scoraggiato.
Nei soggetti asintomatici a rischio cardiovascolare intermedio (10-20%) o elevato (> 20%) non sono disponibili sufficienti evidenze per valutare il valore predittivo aggiuntivo dell’ECG a riposo o da sforzo e se le informazioni derivanti da questi esami sono realmente utili del guidare la gestione del rischio e al fine di ridurre l’incidenza di eventi cardiovascolari. La scelta, quindi, se sottoporre il paziente a questi esami è lasciata al clinico.
Queste affermazioni possono apparire eccessivamente restrittive nei confronti della metodica elettrocardiografica, soprattutto se confrontate con l’uso corrente caratterizzato da un largo utilizzo dell’ECG in vari contesti ed indipendentemente dal profilo di rischio del soggetto esaminato. Si pensi per esempio all’ECG che spesso viene richiesto in preparazione alla somministrazione di mezzi di contrasto radiologici.
In un editoriale di accompagnamento, pubblicato sullo stesso numero della rivista, sono esposte alcune considerazioni che ci aiutano a meglio inquadrare le conclusioni del documento USPSTF.
A) Anche se non opportuno come test di screening, potrebbe comunque essere utile avere registrato un ECG in cartella da utilizzare per confrontare eventuali tracciati registrati successivamente in caso di comparsa di sintomi sospetti.
B) La stratificazione in rischio basso, intermedio ed elevato è ovviamente arbitraria ed esiste un gradiente continuo di rischio che il medico deve valutare individualmente tenendo conto anche di fattori, come la familiarità, che generalmente non sono considerati dagli algoritmi.
C) L’incertezza relativa alla utilità dell’ECG di screening nei soggetti a rischio medio-alto ovviamente non significa che il test sia da proscrivere ma implica che è necessario sviluppare ulteriore ricerca in questo campo. Sono in corso alcuni studi per identificare markers predittivi di eventi cardiovascolari i cui risultati potrebbero in futuro modificare il giudizio relativo all’utilità dello screening elettrocardiografico.
D) Le conclusioni del report USPSTS si riferiscono esclusivamente all’utilizzo dell’ECG come screening della malattia coronarica e non possono essere estese ad altre patologie cardiache non ischemiche quali, per esempio, le alterazioni del tratto QT, che possono essere rilevate con un singolo ECG di screening.
Una categoria particolare è rappresentata dagli atleti che svolgono attività agonistica per i quali lo screening elettrocardiografico è generalmente ammesso e largamente praticato. Ricordiamo che in Italia anche il rilascio del certificato di attività fisica non agonistica è subordinato alla esecuzione di almeno un ECG nella vita.
L’editoriale conclude affermando che sono necessarie ulteriore ricerche relative al ruolo dell’ECG a risposo e da sforzo come marker di rischio nei confronti della coronaropatia aterosclerotica e di altre cardiopatie e per chiarire il significato di alcune varianti elettrocardiografiche in particolari categorie di soggetti quali gli atleti. L’emergere di nuove conoscenze in questo campo, infatti, potrebbe determinare una profonda revisione del ruolo di queste procedure nella valutazione del rischio cardiovascolare.
Fonte: Screening for Cardiovascular Disease Risk With Electrocardiography US Preventive Services Task Force Recommendation Statement. JAMA. 2018;319(22):2308-2314. doi:10.1001/jama.2018.6848
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