Ultimo aggiornamento 07/11/2020 12:00
Lug 09, 2018 Gaetano D'Ambrosio Novità dalla ricerca, Novità Homepage, Novità Prevenzione Primaria, Novità Scompenso cardiaco Commenti disabilitati su Sindrome delle apnee notturne: rischio di scompenso cardiaco e protezione dalla ventilazione notturna a pressione positiva continua
La sindrome delle apnee notturne (SA = Sleep Apnea) può essere considerata un fattore di rischio per lo scompenso cardiaco mentre la terapia basata sulla respirazione a pressione positiva continua (CPAP) ne riduce le conseguenze negative sul cuore esercitando un effetto protettivo.
Sono i risultati di uno studio condotto sul “Danish National Patient Registry” un ampio database che contiene dati sui contatti dei cittadini danesi con le strutture ospedaliere e sul “National Prescription Registry” relativo alle prescrizioni farmaceutiche effettuate in ospedale e sul territorio.
In questo modo si è potuta studiare una coorte di quasi cinque milioni di persone, comprendente l’intera popolazione danese, dalla quale sono state esclusi i soggetti di età inferiore a 18 anni o superiore a 100 anni e i pazienti con malattia cardiovascolare documentata, malattia renale cronica, malattie epatiche, BPCO e cancro.
I soggetti reclutati sono stati seguiti per 13 anni, dal 2000 al 2012, durante il quale sono stati registrati 40.485 (0.8%) casi di SA di cui il 45.2% sono stati avviati alla terapia con CPAP. E’ stata quindi calcolata l’incidenza di nuovi casi di scompenso: nella popolazione generale (soggetti esenti da SA), nei pazienti affetti da SA ma non sottoposti a CPAP (SA NoCPAP) e nei pazienti affetti da SA in terapia con CPAP (SA CPAP).
Utilizzando un modello statistico multivariato per tener conto delle differenze relative ad età, genere, comorbilità e uso di FANS, sono state calcolati i rapporti di incidenza dei pazienti con SA NoCPAP e dei pazienti SA CPAP rispetto alla popolazione generale e dei pazienti SA CPAP risposto ai SA NoCPAP.
Sono stati analizzati separatamente il sottogruppo di pazienti con età inferiore a 60 anni e quello con età da 60 anni in poi. Nella figura sono rappresentati i rapporti di incidenza (IRR) e i relativi intervalli di confidenza (IC) al 95%.
Si è così potuto documentare che, nei soggetti di età superiore a 60 anni, il rischio di scompenso è significativamente aumentato nei pazienti con SA rispetto alla popolazione generale mentre, nell’ambito dei pazienti con SA, la CPAP sembra esercitare un effetto protettivo.
Un trend analogo si è osservato nei soggetti più giovani, di età inferiore a 60 anni, ma senza raggiungere la significatività statistica.
Questo studio apporta una solida evidenza relativa al ruolo di fattore di rischio che la SA esercita nei confronti dello scompenso cardiaco e sulla importanza di una diagnosi precoce e di un tempestivo trattamento di questa patologia.
Sono state avanzate diverse ipotesi sui meccanismi patogenetici che possono legare la SA allo scompenso cardiaco. Innanzi tutto la SA determina una pressione intratoracica negativa che a sua volta incrementa sia il pre-carico che il post-carico. Inoltre gli episodi ipossici notturni, aumentando lo stress ossidativo e il processo infiammatorio, possono determinare un danno endoteliale. Infine, le frequenti interruzioni del sonno causano una attivazione neurovegetativa simpatica con un aumento della pressione arteriosa e della frequenza cardiaca e, quindi, del lavoro del cuore. D’altra parte, è dimostrato che la SA è associata con ipertensione, coronaropatia, aritmie, obesità, diabete, disturbi metabolici, tutti fattori che aumentano il rischio di sviluppare lo scompenso cardiaco.
Fonte: Sleep Apnea, the Risk of Developing Heart Failure, and Potential Benefits of Continuous Positive Airway Pressure (CPAP) Therapy. J Am Heart Assoc. 2018 Jun 22;7(13). pii: e008684. doi: 10.1161/JAHA.118.008684.
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