La vita coniugale fa bene al cuore. Si possono sintetizzare così i risultati di una meta-analisi e di una revisione sistematica della letteratura che ha preso in considerazione 34 studi, comprendenti più di due milioni di persone, nei quali sono stati valutati gli esiti cardiovascolari distinguendo in funzione dello stato civile dei partecipanti.
Nella figura sono riportati i rischi relativi, espressi come odds ratio (OR), di in correre in una malattia cardiovascolare in generale, in una coronaropatia o nel decesso per coronaropatia o per ictus dei soggetti coniugati rispetto a quelli che non lo sono (scapoli, vedovi o divorziati).
Appare evidente che essere soli espone ad un rischio di malattia o di decesso del 50% circa più elevato rispetto a chi è coniugato.
Gli autori concludono affermando che lo stato civile sembra influenzare l’incidenza e la prognosi della malattia cardiovascolare e che pertanto dovrebbe essere considerato nella valutazione del profilo di rischio cardiovascolare.
I risultati di questo interessante studio contribuiscono a mettere in evidenza quanto importanti siano i fattori psicologici e sociali nel determinare lo stato di salute, fattori che, purtroppo, sono generalmente trascurati dalla ricerca clinica.
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Nov 07, 2020Commenti disabilitati su Pneumopatia da COVID-19: il punto di vista del Medico Vascolare. “Position paper” patrocinato dalla SIDV e della SIMV