Ultimo aggiornamento 07/11/2020 12:00
Ago 25, 2018 Gaetano D'Ambrosio Farmaci, Farmaci Scompenso cardiaco, Linee guida, Linee guida Scompenso cardiaco, Novità dalla ricerca, Novità Homepage, Novità Scompenso cardiaco Commenti disabilitati su Scompenso cardiaco a frazione di eiezione ridotta: divario elevato tra linee guida e pratica clinica
Il divario tra le raccomandazioni delle linee guida sulla terapia farmacologica dello scompenso cardiaco a frazione di eiezione ridotta e quanto si riscontra nella pratica clinica è ancora molto elevato.
Il dato trova conferma nella recente pubblicazione dei dati relativi a 3518 pazienti afferenti a 150 strutture ambulatoriali di medicina generale e specialistica, arruolati nel registro CHAMP-HF (Change the Management of Patients with Heart Failure), affetti da scompenso cardiaco a frazione di eiezione ridotta. L’età media dei pazienti, 29% donne, era di 66 ± 13 anni. La frazione di eiezione media era pari a 29 ± 8%.
Sono state considerate le classi di farmaci che costituiscono la terapia di fondo dello scompenso cardiaco: ace-inibitori (ACE) [1], sartani (ARB) [1], inibitori del recettore dell’angiotensina e della neprilisina (ARNI) [2], β-bloccanti [1], anti-aldosteronici (MRA) [1].
I risultati principali sono riassunti nella figura nella quale sono rappresentati, per ciascuna classe di farmaci, la percentuale dei soggetti eleggibili in trattamento e, tra parentesi quadre, la percentuale dei pazienti in trattamento che ha raggiunto il dosaggio raccomandato dalle linee guida.
Si può osservare che il 27% dei pazienti eleggibili non è in trattamento con uno dei farmaci (ACE, ARB, ARNI) che agiscono sul sistema renina-angiotensina, la percentuale è del 28% per i beta-bloccanti e sale al 77% per gli anti-aldosteronici.
Tra i pazienti trattati solo una minoranza ricevevano le dosi target raccomandate per ACE/ARB (17%), ARNI (14%) e beta-bloccanti (27%) mentre per gli anti aldosteronici la percentuale era nettamente superiore (77%).
Tra i pazienti eleggibili a tutte le classi di farmaci solo l’1% assumevano contemporaneamente dosi ottimali di un ACE/ARB/ARNI, di un beta-bloccante e di un anti-aldosteronico.
Sono risultati correlati con il minor uso e con i dosaggi sub-ottimali l’età avanzata, i valori più bassi di pressione arteriosa, la classe funzionale più severa, l’insufficienza renale e la recente ospedalizzazione per scompenso mentre non si è evidenziata una associazione con le caratteristiche socio-economiche dei pazienti.
Gli autori concludono sottolineando come sia urgentemente necessario implementare strategie finalizzate a colmare le ampie discrepanze nel trattamento farmacologico ambulatoriale dei pazienti con scompenso cardiaco evidenziate dallo studio.
Le criticità evidenziate da questa ricerca per quanto riguarda la terapia farmacologica dello scompenso cardiaco sono comuni alla gestione di tutte le patologie croniche per le quali è pressoché invariabilmente documentato un significativo divario tra quanto osservato nella pratica clinica e quanto raccomandato dalle linee guida. La responsabilità di tale divario è attribuita alla cosiddetta “inerzia terapeutica” ovvero alla reticenza del medico ad intervenire per ottimizzare ulteriormente terapie che sembrano aver dato un risultato soddisfacente e, soprattutto, alla scarsa aderenza [3] del paziente alle terapie prescritte dal medico.
Bisogna però anche considerare che le linee guida sono redatte tenendo conto dei risultati dei grandi trial e che le condizioni operative della “real life” sono molto diverse da quelle gli studi clinici nei quali si seguono rigidi protocolli terapeutici, vi è uno stretto controllo dell’aderenza dei pazienti alle terapie, sono generalmente esclusi i soggetti molto anziani o affetti da gravi comorbilità e quelli che non sono in grado di accedere con facilità alle strutture sanitarie.
Fonte: Medical Therapy for Heart Failure With Reduced Ejection Fraction: The CHAMP-HF Registry J Am Coll Cardiol. 2018 Jul 24;72(4):351-366. doi: 10.1016/j.jacc.2018.04.070.
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