Ultimo aggiornamento 07/11/2020 12:00
Set 18, 2018 Gaetano D'Ambrosio Farmaci, Farmaci diabete, Farmaci Prevenzione primaria, Novità dalla ricerca, Novità Diabete, Novità Dislipidemie, Novità Homepage, Novità Prevenzione Primaria Commenti disabilitati su Statine per la prevenzione primaria di eventi cardiovascolari e mortalità nei pazienti anziani con e senza diabete di tipo 2
Le evidenze a sostegno dell’utilizzo delle statine in prevenzione primaria nei pazienti di età avanzata sono scarse e contraddittorie. Ciò si traduce in una difficoltà di gestione clinica in una fascia di età di proporzioni crescenti e caratterizzata da un carico assistenziale elevato.
Un contributo alla comprensione di questo problema, ci viene da una interessante ricerca effettuata utilizzando il SIDIAP, un database clinico, alimentato dai dati di 3414 medici di medicina generale spagnoli, in prevalenza catalani, comprendente oltre sei milioni di persone afferenti a 274 ambulatori di cure primarie.
Lo studio è stato condotto retrospettivamente considerando i pazienti che, nel periodo compreso tra Luglio 2006 e Dicembre 2017, avevano compiuto almeno 75 anni, con almeno una visita registrata nei 18 mesi precedenti, esenti da evidenza di malattia cardiovascolare e non in trattamento con farmaci cardio-attivi o ipolipemizzanti. Sono stati esclusi anche i pazienti con diabete tipo 1 e quelli in condizione di fragilità (cancro, demenza, paralisi, dialisi, ricovero in strutture residenziali).
Sono stati così identificati 46.864 soggetti (età media 77 anni, 63% donne) dei quali 7502 (16.0%) erano sottoposti a trattamento con statine per la prima volta o, comunque, non avevano ricevuto prescrizioni di statine nei 18 mesi precedenti. Sono stati considerati quattro sottogruppi di pazienti a seconda che fossero affetti o no da diabete mellito tipo 2 o che avessero un’età compresa tra 75 e 84 anni o ≥ 85 anni.
Tutti i pazienti sono stati seguiti con un follow-up mediano di 7.7 anni durante il quale sono stati rilevati i decessi (mortalità totale), l’insorgenza di malattia cardiovascolare aterosclerotica, i casi di ictus (fatale e non fatale) e le nuove diagnosi di coronaropatia, comprendente angina, infarto e rivascolarizzazione miocardica.
Nella figura sono riportati i risultati relativi ai vari outcome. Per ogni outcome è riportato il rischio relativo dei pazienti trattati con statine rispetto ai non trattati, espresso come Hazard Ratio (HR) ed il corrispondente intervallo di confidenza al 95%.
I risultati evidenziano l’efficacia del trattamento ipolipemizzante soltanto nel sottogruppo di pazienti diabetici di età compresa tra 75 e 84 anni con una riduzione dell’incidenza di malattia aterosclerotica del 24% e della mortalità totale del 16%. Il beneficio si riduce sostanzialmente divenendo non significativo oltre gli 84 anni per scomparire del tutto dopo i 90.
Non è stato rilevato un aumento del rischio di miopatia, tossicità epatica o diabete tipo 2 associato all’uso delle statine.
Sulla base di questi risultati la terapia con statine in prevenzione primaria dovrebbe essere riservata ai pazienti diabetici di età non superiore a 84 anni.
Bisogna tuttavia considerare che la numerosità del campione di pazienti diabetici in questa fascia di età è molto limitata (201 soggetti) per cui è possibile che i risultati negativi siano dovuti alla limitata potenza statistica. Gli stessi autori affermano che sarebbero necessari studi di maggiore dimensione per stabilire l’efficacia delle statine in questo sottogruppo di pazienti.
Ricordiamo che la attuale versione della nota AIFA N°13 esclude la rimborsabilità delle statine in prevenzione primaria nei pazienti non diabetici di età superiore a 80 anni mentre la ammette nei pazienti diabetici, considerandoli assimilabili ai pazienti in prevenzione secondaria.
Fonte: Statins for primary prevention of cardiovascular events and mortality in old and very old adults with and without type 2 diabetes: retrospective cohort study BMJ 2018; 362 doi:
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