Ultimo aggiornamento 07/11/2020 12:00
Set 03, 2018 Gaetano D'Ambrosio Novità dalla ricerca, Novità Homepage, Novità Ipertensione Commenti disabilitati su Terapia antipertensiva a tripla azione con basso dosaggio è più efficace della terapia tradizionale
Una ricerca condotta in Sri Lanka ha dimostrato che la terapia dell’ ipertensione iniziata con una associazione precostituita di tre farmaci a basso dosaggio è più efficace del classico approccio progressivo a step ed è ugualmente tollerata.
Per raggiungere questi risultati sono stati arruolati 700 pazienti (età media 56 anni, 58% donne, Pa media basale 154/90 mmHg) con ipertensione di nuova diagnosi o in trattamento con un solo farmaco ma non a target. I pazienti sono stati randomizzati a ricevere, in aperto, la terapia abituale o una associazione precostituita contenente 20 mg di telmisartan, 2.5 mg di amlodipina e 12.5 mg di clortalidone.
L’obiettivo principale dello studio era rappresentato dalla proporzione di pazienti che, dopo 6 mesi di terapia, raggiungevano il target pressorio di <140/90 mmHg o <130/80 mmHg in presenza di diabete o insufficienza renale cronica.
Dei 700 pazienti arruolati, 675, pari al 96%, hanno completato lo studio.
I principali risultati sono riassunti nella figura.
La triplice terapia ha consentito di portare a target una proporzione significativamente superiore (70% vs 55%) di pazienti, raggiungendo valori pressori medi significativamente inferiori (125/76 mmHg vs 134/81 mmHg).
L’incidenza di eventi avversi (prevalentemente dolore muscolo-scheletrico, vertigini, lipotimia o sincope) è risultata lievemente superiore nei pazienti trattati con la triplice terapia (38.1% vs 34.8%). Non vi è stata, invece, alcuna significativa differenza nella proporzione di pazienti che hanno sospeso la terapia a causa di eventi avversi (6.6% vs 6.8%).
La terapia della ipertensione è classicamente caratterizzata da un approccio a gradini, consistente nell’iniziare con una mono-terapia e successivamente aumentare la dose e/o aggiungere altre classi di farmaci fino a raggiungere l’obiettivo ritenuto ottimale per quel paziente.
Già dal 2013 le linee guida europee suggerivano di iniziare il trattamento direttamente con una associazione di due farmaci nei pazienti con valori pressori elevati o con rischio cardiovascolare alto o molto alto. Le più recenti linee guida americane hanno confermato questo approccio suggerendo l’utilizzo di una combinazione di due farmaci di prima linea nei pazienti con ipertensione allo stadio 2 (≥140/90 mm Hg) o con valori pressori di oltre 20/10 mmHg superiori al target desiderato.
L’utilizzo di una terapia con più classi di farmaci in associazione pre-costituita ha un razionale molto solido. L’efficacia è potenziata dall’utilizzo di differenti meccanismi d’azione, condizione che consente di neutralizzare i meccanismi di compenso che tendono ad opporsi all’effetto di ciascuna classe di farmaci. L’esempio tipico è rappresentato dall’attivazione del sistema renina-angiotensina determinato dall’uso dei diuretici che può essere contrastato dall’utilizzo di ace-inibitori o di sartani. La probabilità di effetti collaterali è ridotta dal basso dosaggio di ciascuna componente e dalla possibilità di contrastare con una classe di farmaci l’effetto non gradito determinato da un’altra, come ad esempio accade per gli edemi da calcio-antagonisti che possono essere ridotti dall’utilizzo contemporaneo di farmaci attivi sul sistema renina-angiotensina. L’aderenza è favorita dalla associazione pre-costituita in mono-somministrazione.
Infine, lo schema terapeutico suggerito dal lavoro, semplifica l’approccio alla terapia evitando la necessità di ripetute visite di controllo necessarie per valutare l’andamento dei valori pressori ed effettuare i relativi adeguamenti terapeutici.
Fonte: Fixed Low-Dose Triple Combination Antihypertensive Medication vs Usual Care for Blood Pressure Control in Patients With Mild to Moderate Hypertension in Sri Lanka A Randomized Clinical Trial AMA. 2018;320(6):566-579. doi:10.1001/jama.2018.10359
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