Ultimo aggiornamento 07/11/2020 12:00
Ott 12, 2018 Gaetano D'Ambrosio Farmaci, Farmaci Vasculopatie, Novità dalla ricerca, Novità Homepage, Novità Vasculopatie Commenti disabilitati su Acidi grassi omega-3 e ridotta incidenza di vasculopatia periferica (PAD)
Una alimentazione ricca di omega-3, tale da aumentare il contenuto di queste sostanze nei depositi del tessuto adiposo, si associa ad una ridotta incidenza di vasculopatia periferica (PAD).
Questa osservazione scaturisce da uno studio caso-coorte condotto utilizzando i dati dei pazienti arruolati nel “Danish Diet, Cancer and Health Study”.
Sono stati considerati 870 casi validati di arteriopatia periferica verificatisi durante un follow-up di 13.5 anni ed una sub-coorte di riferimento di 3204 soggetti.
I pazienti arruolati avevano subito, all’inizio dello studio, una biopsia del tessuto adiposo a livello dei glutei mediante il quale è stato possibile dosare la concentrazione di acidi grassi poli-insaturi (PUFA).
E’ stata quindi valutata l’incidenza di PAD nei soggetti che presentavano concentrazioni dei singoli PUFA più elevate (quintile superiore) rispetto a quelli con concentrazioni più basse (quintile inferiore).
I risultati sono rappresentati nella figura sia in termini di rischio relativo (Hazard Ratio) sia come variazione percentuale del rischio connessa alla presenza di alte concentrazioni di PUFA nel tessuto adiposo (diagramma a barre).
La presenza di alte concentrazioni di acido eicosapentaenoico (EPA) e acido docosaesaenoico (DHA) è risultata associata ad una riduzione del rischio di vasculopatia periferica del 29% determinata principalmente dall’EPA. Alte concentrazioni di EPA, infatti, si associano ad una riduzione significativa del 45% del rischio mentre alte concentrazioni di DHA producono una riduzione del 21% che, tuttavia, non raggiunge la significatività statistica.
Altre concentrazioni di un terzo acido grasso, l’acido docosapentaenoico, (DPA) sono invece risultate associato ad un aumento del rischio di vasculopatia periferica ma anche in questo caso non si è raggiunta la significatività statistica.
I risultati di questo lavoro si aggiungono a quelli di tanti studi precedenti che documentano i vantaggi, in termini di prevenzione cardiovascolare, di una alimentazione ricca di acidi grassi poli-insaturi e, in particolare, di omega-3. L’aumento del rischio correlato alle maggiori concentrazioni di DPA potrebbe dipendere dal fatto che il DPA non è molto rappresentato nel pesce mentre è presente anche nelle carni rosse.
Lo studio è originale per due aspetti. Per aver considerato come end-point la vasculopatia periferica e non gli eventi cardiovascolari in generale e per aver valutato indirettamente l’apporto di omega-3 dalla loro concentrazione nel tessuto adiposo invece che attraverso questionari sulle abitudini alimentari.
Lo studio ha anche dei limiti. Come tutte le ricerche osservazionali, per quanto siano state adottate procedure statistiche di aggiustamento per molteplici variabili, non è mai possibile escludere del tutto il ruolo di possibili confondenti e non è pertanto lecito dedurre una relazione certa di causa effetto tra i fenomeni studiati. Inoltre, avendo valutato l’apporto di omega-3 tramite le loro concentrazioni del tessuto adiposo, non sappiamo se esse derivano solo da differenti abitudini alimentari o se siano anche il frutto di una supplementazione dietetica.
Fonte: Marine n-3 Fatty Acids and the Risk of Peripheral Arterial Disease J Am Coll Cardiol. 2018 Oct 2;72(14):1576-1584. doi: 10.1016/j.jacc.2018.07.045.
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