Ultimo aggiornamento 07/11/2020 12:00
Ott 09, 2018 Gaetano D'Ambrosio Farmaci, Farmaci Prevenzione primaria, Novità dalla ricerca, Novità Homepage, Novità Prevenzione Primaria Commenti disabilitati su Effetto dell’aspirina sugli eventi cardiovascolari e sanguinamenti negli anziani
Il tema complesso e dibattuto dell’utilizzo dell’aspirina a scopo antiaggregante nella prevenzione primaria cardiovascolare si arricchisce di un nuovo contributo relativo ai soggetti più anziani.
Sono stati, infatti, pubblicati i risultati dello studio ASPREE (Aspirin in Reducing Events in the Elderly), uno studio randomizzato, in doppio cieco e controllato con placebo condotto negli USA e in Australia, che ha avuto l’obiettivo di verificare la possibilità di aumentare la sopravvivenza libera da disabilità fisiche e mentali dei soggetti di età più avanzata mediante somministrazione di aspirina a basse dosi. L’obiettivo dello studio è reso particolarmente interessante dalla circostanza che nei pazienti di età più avanzata il rischio cardiovascolare è più elevato, per cui i benefici della terapia antiaggregante sono potenzialmente superiori rispetto ai soggetti più giovani, ma è aumentato anche il rischio emorragico.
Sono stati arruolati 19.114 soggetti di età superiore o uguale a 70 anni, esenti da malattia cadiovascolare, demenza o disabilità, randomizzati ad assumere 100 mg/die di ASA o placebo.
Dopo un follow-up della durata mediana di 4.7 anni, l’incidenza di eventi cardiovascolari è stata di 10.7 per 1000 persone-anno nel gruppo trattato e 11.3 eventi per 1000 persone-anno nel gruppo di controllo, differenza non significativa. Analogamente non sono emerse differenze significative per nessuna delle componenti dell’end-point “malattia cardiovascolare”: infarto miocardico, ictus ischemico, malattia cardiovascolare fatale, ricovero per scompenso cardiaco.
Risultato negativo anche per l’end-point composito “eventi cardiovascolari maggiori”, comprendente coronaropatia fatale, infarto miocardico non fatale, ictus fatale o non fatale, ovvero gli eventi che con maggiore probabilità potrebbero essere influenzati favorevolmente dal trattamento anti-aggregante.
Al contrario, l’incidenza di eventi emorragici maggiori è risultata significativamente più elevata nei pazienti trattati con aspirina (8.6 eventi per 1000 persone-anno) rispetto ai pazienti trattati con placebo (6.2 eventi per 1000 persone-anno). L’incidenza di eventi emorragici è risultata costante nel corso del follow-up indicando che il rischio di sanguinamenti connesso alla terapia con ASA non tende a declinare con l’uso continuativo.
Infine, lo studio non è stato in grado di evidenziare, nel gruppo trattato con aspirina, un aumento della sopravvivenza libera da disabilità, un end-point composito che integra rischi e benefici del trattamento.
Gli autori fanno notare che il risultato negativo dello studio dovrebbe essere interpretato anche alla luce della constatazione che l’incidenza di eventi nel follow-up (11.3%) è risultata circa la metà di quella attesa (22.4%) dichiarata nel protocollo sulla base di studi precedenti. Questo dato riflette le migliori condizioni di salute dei pazienti arruolati e potrebbe aver condizionato negativamente la possibilità di evidenziare l’effetto benefico del trattamento. Inoltre, rispetto alla maggior parte degli studi precedenti, i pazienti arruolati non sono stati selezionati sulla base di un profilo di rischio cardiovascolare particolarmente elevato.
Si può quindi concludere che nei soggetti di età superiore a 70 anni, esenti da malattia cardiovascolare, l’uso dell’aspirina per la prevenzione cardiovascolare primaria non determina un beneficio significativo ed espone ad un rischio sicuramente aumentato di eventi emorragici.
Fonte: Effect of Aspirin on Cardiovascular Events and Bleeding in the Healthy Elderly N Engl J Med. 2018 Sep 16. doi: 10.1056/NEJMoa1805819. [Epub ahead of print]
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