Ultimo aggiornamento 07/11/2020 12:00
Nov 03, 2018 Augusto Zaninelli FOCUS ON TVP, Questioni Pratiche - Trombosi Venosa Profonda Commenti disabilitati su Strategie di sostenibilità economica della terapia con sulodexide
Augusto Zaninelli
The System Academy, Firenze
Gli interessanti risultati prodotti dallo studio SURVET, pubblicato su Circulation, a proposito dell’impiego del sulodexide nella prevenzione delle recidive dopo una trombosi venosa profonda alla dose di 500 U/BID, hanno prodotto, inevitabilmente, alcune riflessioni riguardo la sostenibilità economica della terapia, da parte dei pazienti.
Il rischio di sviluppare una trombosi venosa ricorrente e quello di andare incontro a sanguinamenti maggiori dovuti alla terapia, disegnano un profilo individuale di pazienti che potrebbero particolarmente giovarsi della terapia a lungo termine con sulodexide, da iniziare alla sospensione della terapia anticoagulante orale legata alla fase iniziale dell’evento, che in molti casi è raccomandata per una durata di tre mesi.
Le caratteristiche di questi pazienti potrebbero essere:
Anche coloro che nella prevenzione delle recidive di trombosi venosa profonda, volessero praticare degli sport potenzialmente a rischio di traumi maggiori, potrebbero assumere il farmaco a scopo preventivo, senza esporsi al rischio di emorragie.
D’altra parte, il Sulodexide è un medicinale in classe C e quindi totalmente al di fuori del rimborso da parte del Sistema Sanitario Nazionale, con un costo giornaliero di poco più di 2,52 € e un costo mensile a carico totale del cittadino di circa 76 €. È evidente, quindi, che nella selezione di possibili pazienti che avrebbero beneficio e indicazioni alla terapia con sulodexide, oltre a considerare le caratteristiche sopra descritte, occorre anche tenere presente questo aspetto di tipo puramente economico. In tal senso, appare come molto importante una stretta collaborazione fra lo Specialista e il Medico di Medicina Generale dato che quest’ultimo, ha una conoscenza globale del suo paziente, non solo dal punto di vista clinico, ma anche da quello di tipo bio-psicologico-sociale e quindi anche economico. È infatti determinante, superare quella barriera psicologica e tradizionale improntata al fatto che il farmaco di per sé, dovrebbe essere sempre rimborsato dal Sistema Sanitario Nazionale al contrario invece di nutraceutici, integratori alimentari o parafarmaci per i quali invece l’acquisto, nell’immaginario collettivo, è accettato e codificato.
Tuttavia, per molti pazienti che devono assumere farmaci per la gestione della cronicità, la compartecipazione alla spesa farmaceutica attraverso i vari ticket è evidenza comune. Inoltre, la richiesta di una parte di alcuni pazienti di avere il farmaco brand, anziché l’equivalente, accettando di sostenere un pagamento della differenza, induce a pensare che per selezionate categorie di utenti, sia proponibile una terapia a lungo termine anche in fascia C. Rispetto al passato, quindi, al medico moderno viene richiesto uno sforzo e una attenzione ulteriori verso il proprio paziente in quanto, oltre agli aspetti puramente clinici, è importante che egli possa selezionare i pazienti eligibili per il sulodexide anche alla luce di questi risvolti di sostenibilità economica da parte del cittadino. Nel proporre, quindi, la terapia, il medico non dovrà soltanto esporre i rischi e i benefici del sulodexide confrontandoli con i rischi e benefici degli anticoagulanti orali, siano essi inibitori della vitamina K o diretti, ma anche informare adeguatamente il paziente sui costi del trattamento nei confronti, invece, dei costi della TAO o dei DOAC. Per questi ultimi, infatti, questi costi sono minori per il paziente in quanto in gran parte sostenuti dal Sistema Sanitario Nazionale ma con una esposizione al rischio emorragico e anche alle problematiche legate al controllo dell’INR per la TAO, per i quali alcune selezioni di pazienti potrebbero essere particolarmente interessati a non subirne i disagi sia clinici, sia logistici. I concetti più avanzati di Medicina di Precisione, infatti, tengono conto anche di questi aspetti che vanno a completare il momento relazionale nella comunicazione medico paziente.
In questo senso, un ultimo aspetto di cui il clinico può tenere conto nel definire il regime posologico raccomandabile con sulodexide nel tempo, per garantire una protezione ottimale al paziente, è che dopo la sospensione del’anticoagulante la massima incidenza di r-TVP si registra nei primi 6 mesi.
Figura 1 Incidenza degli episodi recidivati di TVP dopo sospensione della terapia anticoagulante
Fonte:
Palareti G. et al. D-dimer to guide the duration of anticoagulation in patients with venous thromboembolism: a management study. Blood. 2014;124(2):196-203
Prandoni P. et al. Residual vein thrombosis and serial D-dimer for the long-term management of patients with deep venous thrombosisThrombosis Research 154 (2017) 35–41
Boutitie F et al. Influence of preceding length of anticoagulant treatment and initial presentation of venous thromboembolism on risk of recurrence after stopping treatment: analysis of individual participants’ data from seven trials. BMJ 2011;342:d3036
Andreozzi GM et al. Sulodexide for the Prevention of Recurrent Venous Thromboembolism Circulation. 2015;132:1891-1897
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Professore di Medicina Generale Corso di Laurea in Medicina e Chirurgia Università degli Studi di Frenze Specialista in Medicina Interna Specialista in Cardiologia European Hypertension Specialist
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