Ultimo aggiornamento 07/11/2020 12:00
Nov 29, 2018 Augusto Zaninelli Farmaci, FOCUS ON TVP, Questioni Pratiche, Questioni Pratiche - Trombosi Venosa Profonda Commenti disabilitati su Studio SURVET: un’opportunità in più nella gestione delle recidive di trombosi venosa profonda
Augusto Zaninelli
The System Academy, Firenze
Continuare a tempo indeterminato la terapia anticoagulante orale dopo un evento di trombosi venosa profonda ed embolia polmonare o sospendere la terapia specifica dopo un certo periodo, variabile a seconda delle condizioni cliniche e non somministrare più nulla?
Questa è la domanda iniziale che ha ispirato lo studio SURVET, il lavoro di Andreozzi e Collaboratori, pubblicato sulle pagine di Circulation nel novembre 2015 (Circulation. 2015;132:1891-1897).
Lo studio SURVET, acronimo della ricerca (the Sulodexide in secondary prevention of Recurrent deep Vein Thrombosis) è un trial multicentrico internazionale, in doppio cieco, randomizzato e controllato, che ha esaminato l’efficacia e la sicurezza del sulodexide nel prevenire la recidiva di trombosi venosa profonda (TVP), una volta che era stato interrotto il trattamento standard anticoagulante. Lo studio ha reclutato 615 pazienti con un primo episodio di TVP prossimale non provocata, che avevano completato il trattamento anticoagulante con warfarin (3-12 mesi). Al gruppo sulodexide sono stati somministrati per os 500 unità bis in die per due anni, oltre alla terapia compressiva, mentre il gruppo di controllo ha svolto solo la terapia compressiva. Il risultato sulla efficacia nella prevenzione della recidiva di trombosi, ha registrato episodi di TVP per sulodexide nel 4,9% (n=15) dei casi e nel 9,7% (n=30) del gruppo di controllo, con una riduzione del 51% di eventi recidivanti trombotici (HR 0,49, IC 95% 0,27-0,92, p = 0.025). Particolarmente interessante, tuttavia, è stato il risultato sul profilo di sicurezza del trattamento: infatti è stata registrata l’assenza di emorragie maggiori in entrambi i gruppi di studio e due casi di emorragia minore sia nel gruppo sulodexide, sia nel gruppo di controllo, a testimonianza di una sicurezza d’impiego sovrapponibile a quella del placebo.
L’impego del sulodexide, quindi, apre un nuovo scenario per la gestione della cronicità in questi pazienti e l’indicazione a utilizzare il farmaco alla dose di 500 U/BID, quando il rischio emorragico suggerisce la sospensione della terapia anticoagulante, appare sostenuta da una buona evidenza scientifica.
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Professore di Medicina Generale Corso di Laurea in Medicina e Chirurgia Università degli Studi di Frenze Specialista in Medicina Interna Specialista in Cardiologia European Hypertension Specialist
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