Ultimo aggiornamento 07/11/2020 12:00
Gen 21, 2019 Gaetano D'Ambrosio Novità dalla ricerca, Novità Homepage, Novità Scompenso cardiaco Commenti disabilitati su Un consumo moderato di alcol può essere di aiuto anche nei pazienti con scompenso cardiaco
Il rapporto tra consumo di alcol e scompenso è complesso. Sebbene un consumo eccessivo possa essere la causa di uno scompenso dovuto a cardiomiopatia alcolica, un consumo moderato è stato associato a una ridotta incidenza di scompenso, ma i risultati degli studi non sono univoci. Inoltre, molto poco si sa sull’effetto del consumo di alcol nei pazienti che hanno già una diagnosi di scompenso.
Per chiarire questo aspetto è stato condotto uno studio osservazionale che ha coinvolto 5999 soggetti di età superiore a 65 anni arruolati nel “Cardiovascula Health Study” tra giugno 1989 e giugno 1993 in 4 centri statunitensi e seguiti per nove anni con controlli annuali.
I pazienti sono stati suddivisi in 4 categorie in funzione del consumo di alcol valutato in occasione del primo controllo dopo la diagnosi di scompenso: astinenti (non hanno mai bevuto), ex bevitori, consumatori fino a 7 drink* al giorno, consumatori di più di 7 drink* al giorno.
La figura riassume i principali risultati dello studio.
Dei 393 soggetti che hanno subito uno scompenso, 213 (54.2%) erano donne, 399 (86.3%) bianchi, l’età media era 78.7 ± 6.0 anni. Inoltre 168 (42.7%) erano non bevitori, 96 (24.4%) ex bevitori, 112 (28.5%) bevevano fino a 7 drink alla settimana, 17 (4.3%) più di 7 drink alla settimana.
Tra i maggiori bevitori risultava significativamente più elevata la percentuale di uomini, di bianchi, di persone ad alto reddito e con più elevato livello di istruzione mentre risultava significativamente più bassa la percentuale di soggetti diabetici.
Il 15-f Walk Time, un test finalizzato a valutare l’efficienza fisica, dava i migliori risultati nei soggetti che bevevano fino a 7 drink alla settimana, Risultati meno brillanti si osservavano nei più forti bevitori, nei non bevitori e negli ex bevitori.
Infine è stata valutata nelle varie classi la sopravvivenza dopo la diagnosi di scompenso, utilizzando un modello multivariato che comprendeva una serie di variabili demografiche e cliniche: età, sesso, razza/etnia, grado di istruzione, reddito, stato di fumatore, stato civile, ipertensione, diabete, ictus, infarto miocardico, fibrillazione atriale, utilizzo di ace-inibitori e beta-bloccanti, pressione arteriosa sistolica e diastolica, body mass, index, 15-ft walk time, velocità di filtrazione glomerulare, presenza di ipertrofia ventricolare sinistra all’elettrocardiogramma.
Si è cosi evidenziata una relazione a “U” rovesciata tra numero di drink alla settimana e sopravvivenza essendosi registrati i migliori risultati per la classe dei moderati bevitori (fino a 7 drink* alla settimana).
I risultati di questo studio sono coerenti con altri che hanno evidenziato un effetto benefico sulla salute generale e cardiovascolare di un consumo moderato di alcol. Una assunzione limitata di alcol, quindi, può essere utile anche nei pazienti con scompenso cardiaco. In ogni caso, però, questi dati non autorizzano a raccomandare l’assunzione di alcol in pazienti che prima della diagnosi di scompenso non ne facevano uso e, a maggior ragione, non modificano l’indicazione alla astensione assoluta dall’alcol dei pazienti con cardiomiopatia alcolica.
* Un “drink” o “Unità Alcolica” (U.A.) corrisponde a circa 12 grammi di etanolo ovvero a un bicchiere piccolo (125 ml) di vino a media gradazione, una lattina o bottiglia di birra (330 ml) di media gradazione una dose da bar (40 ml) di superalcolico.
Fonte: Association of Alcohol Consumption After Development of Heart Failure With Survival Among Older Adults in the Cardiovascular Health Study . JAMA Netw Open. 2018;1(8):e186383. doi:10.1001/jamanetworkopen.2018.6383
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