Ultimo aggiornamento 07/11/2020 12:00
Feb 25, 2019 Gaetano D'Ambrosio IA Prevenzione primaria, Integrazione alimentare, Novità dalla ricerca, Novità Homepage Commenti disabilitati su Consumare frequentemente cibi fritti aumenta la mortalità cardiovascolare
Consumare frequentemente cibi fritti aumenta la mortalità cardiovascolare. E’ il risultato di una analisi condotta su oltre 100.000 donne arruolate nel Women’s Health Initiative una coorte storica, iniziata nel 1991 dal National Institutes of Health (NIH) americano che ha arruolato donne in post-menopausa.
Per tutte le donne arruolate le abitudini alimentari sono state valutate in condizioni basali mediante un dettagliato questionario auto-somministrato. Erano inoltre note molte altre informazioni (caratteristiche demografiche, stili di vita, anamnesi patologica, uso di farmaci e in particolare di estro-progestinici) che sono state utilizzate come covariate nella analisi statistica.
La mortalità è stata valutata utilizzando certificati di decesso, cartelle cliniche, referti di autopsie e facendo ricorso ai registri nazionali di mortalità.
Le osservazioni sui decessi sono state condotte con un follow-up medio di 17.9 anni.
I principali risultati sono rappresentati nella figura nella quale sono riportati gli hazard ratio di mortalità e i relativi intervalli di confidenza al 95% delle donne che consumavano almeno una porzione al giorno di frittura rispetto a quelle che non ne consumavano affatto.
La mortalità totale e la mortalità cardiovascolare sono risultate significativamente associate al consumo di cibi fritti, soprattutto al pollo fritto e, in minor misura, pesce e molluschi. Non si è osservata una associazione tra consumo di fritture e mortalità per cancro.
I meccanismi che legano il consumo di fritture alla mortalità cardiovascolare non sono ben noti. La frittura aumenta il contenuto in grassi dei cibi rendendoli più calorici e più appetibili. Inoltre la frittura altera la struttura dei lipidi mediante processi di ossidazione, polimerizzazione e idrogenazione, soprattutto quando l’olio è utilizzato più volte.
L’alterazione dei grassi indotta dalla frittura potrebbe favorire anche l’insorgenza di alcune neoplasie. Una possibile spiegazione del mancato riscontro di una associazione tra fritture e cancro potrebbe essere l’aver considerato complessivamente tutte le neoplasie mentre l’effetto cancerogeno potrebbe determinarsi prevalentemente a carico di alcuni apparati.
Gli autori concludono affermando che, sebbene siano necessari ulteriori studi per comprendere le dinamiche fisiopatologiche di questo fenomeno, si può affermare che il consumo di cibi fritti rappresenta un ulteriore fattore di rischio, facilmente modificabile, di mortalità cardiovascolare.
Fonte: Association of fried food consumption with all cause, cardiovascular, and cancer mortality: prospective cohort study BMJ. 2019 Jan 23;364:k5420. doi: 10.1136/bmj.k5420.
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