Ultimo aggiornamento 07/11/2020 12:00
Mar 20, 2019 Gaetano D'Ambrosio Novità Cardiopatia Ischemica, Novità dalla ricerca, Novità Homepage, Novità Prevenzione Secondaria Commenti disabilitati su Doppia terapia antiaggregante: la durata ottimale basata su rischi ischemici e sanguinanti dopo stent coronarico
La durata ottimale della doppia terapia antiaggregante (DAPT) dopo angioplastica percutanea (PCI) è un problema ancora largamente dibattuto per la difficoltà di bilanciare i benefici della terapia nella prevenzione della trombosi dello stent e i’aumento del rischio emorragico che essa comporta.
Una ricerca recentemente pubblicata sul Journal of the American College of Cardiology, ha cercato di fare luce su questo problema, mettendo insieme i dati di 8 studi clinici randomizzati, comprendenti oltre 14.000 pazienti, e valutando gli esiti clinici (ischemia, emorragia) alla luce della complessità dell’intervento e del rischio emorragico del paziente.
Sono stati definiti complessi gli interventi di PCI caratterizzati da più di due stent impiantati o più di due coronarie trattate, lo stenting a livello di biforcazione, l’applicazione di stent più lunghi di 60 mm, la rivascolarizzazione di una occlusione totale cronica.
Il rischio emorragico è stato valutato mediante lo score PRECISE-DAPT che considera l’età, la concentrazione di emoglobina, il numero di globuli bianchi, la clearance della creatinina ed eventuali precedenti eventi emorragici. Sono stati considerati ad alto rischio emorragico i pazienti con punteggio superiore o uguale a 25.
I pazienti con PCI complessa hanno presentato un più elevato rischio di eventi ischemici ma non di eventi emorragici.
Nei pazienti a basso rischio emorragico la DAPT a lungo termine ha comportato un indubbio vantaggio in termini di risparmio di eventi emorragici, soprattutto nei pazienti con PCI complessa ma anche in quelli con PCI non complessa, senza determinare un significativo incremento di eventi emorragici. Nei pazienti ad alto rischio, invece, la DAPT a lungo termine è risultata associata ad una maggiore incidenza di eventi emorragici senza che fosse documentabile un beneficio in termini di prevenzione degli eventi ischemici.
Secondo i risultati dello studio, quindi, la DAPT a lungo termine è vantaggiosa e ben tollerata solo nei pazienti a basso rischio emorragico. La valutazione del rischio emorragico riveste pertanto un ruolo cruciale, superiore a quello del rischio ischemico, nel processo decisionale riguardante la durata della DAPT.
Fonte: Dual Antiplatelet Therapy Duration Based on Ischemic and Bleeding Risks After Coronary Stenting J Am Coll Cardiol. 2019 Feb 26;73(7):741-754
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