Ultimo aggiornamento 07/11/2020 12:00
Mar 25, 2019 Gaetano D'Ambrosio Farmaci, Farmaci Fibrillazione atriale, Novità dalla ricerca, Novità Fibrillazione Atriale, Novità Homepage Commenti disabilitati su Esiti clinici di pazienti con flutter atriali isolati in terapia anticoagulante: uno studio di coorte
Ai fini della terapia anticoagulante per la riduzione del rischio tromboembolico, i pazienti con flutter atriale (FLA) sono considerati equivalenti a quelli con fibrillazione atriale (FA). Si ritiene, infatti, che il rischio di ictus associato alle due aritmie non sia molto diverso. Inoltre, molti soggetti con FLA sviluppano nel tempo anche una FA per cui si ritiene che la terapia anticoagulante debba essere prescritta seguendo gli stessi criteri nelle due patologie.
Le linee guida europee sulla fibrillazione atriale sostengono questo indirizzo ma qualche dubbio emerge dai risultati di una ricerca, recentemente pubblicata Europace, condotta analizzando un ampio database contenente i dati sanitari della quasi totalità della popolazione di Taiwan.
Sono stati considerati separatamente 230.367 pazienti con FA, 8064 con FLA e 4495 con FLA che hanno sviluppato una FA (FLA→FA) non sottoposti a terapia anticoagulante e seguiti con un follow-up medio di circa 3 anni. Analizzando l’incidenza degli eventi in funzione dello score CHA2DS2-VASc, è risultato che il rischio trombo-embolico aumenta con l’aumentare del punteggio ma che, mentre i pazienti con FA e con FLA→FA hanno sostanzialmente lo stesso profilo di rischio, i pazienti con FLA isolato hanno un rischio di eventi ischemici cerebrali o tromboembolici significativamente minore. In particolare, rispetto ai pazienti con FLA, il rischio di eventi nei pazienti con FA e con FLA→FA risulta rispettivamente del 59% e del 69% più elevato.
L’evoluzione clinica degli 8064 pazienti con FLA non in TAO è stata confrontata con quella di 700 pazienti con FLA sottoposti a terapia anticoagulante. Si è così evidenziato che i pazienti con FLA ricevono un beneficio significativo dalla terapia anticoagulante solo se il loro punteggio CHA2DS2-VASc è almeno pari a 3, subiscono un eccesso di emorragie intracraniche quando il punteggio è inferiore o uguale a 3, hanno complessivamente una prognosi migliore, considerando insieme eventi ischemici ed eventi emorragici, solo se il punteggio CHA2DS2-VASc è almeno pari a 4.
Questi risultati suggeriscono, quindi, che nei pazienti con FLA la terapia anticoagulante debba essere riservata ai soggetti con profilo di rischio più elevato rispetto ai pazienti con FA anche se le numerose limitazioni dello studio inducono a una certa cautela nel trasferire i risultati nella pratica clinica. Lo studio, infatti, non ha potuto tenere conto delle diverse modalità di presentazione della FA (parossistica, persistente, permanente) e del FLA (tipico, atipico). Inoltre, non ha potuto tenere in considerazione l’informazione relativa all’eventuale terapia ablativa del FLA che, rispetto a quella della FA, determina un rischio di recidive più basso e, pertanto, potenzialmente una minore incidenza di eventi trombo-embolici. Infine, i dati analizzati sono riferiti ad un periodo nel quale non erano ancora disponibili in Taiwan gli anticoagulanti diretti (NAO) e questo chiaramente limita la trasferibilità dei risultati.
Nonostante tali limitazioni, lo studio solleva numerose importanti interrogativi sulla prevenzione del tromboembolismo associato al flutter atriale e apre la strada a future ricerche prospettiche di tipo interventistico che, si spera, facciano luce su questa importante problematica clinica.
Fonte: Clinical outcomes of solitary atrial flutter patients using anticoagulation therapy: a national cohort study. Europace. 2019 Feb 1;21(2):313-321
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