Ultimo aggiornamento 07/11/2020 12:00
Apr 15, 2019 Gaetano D'Ambrosio Novità dalla ricerca, Novità Homepage, Novità Prevenzione Primaria, Novità Scompenso cardiaco Commenti disabilitati su L’intensità dell’epidemia influenzale è associata ad un significativo incremento dei ricoveri per scompenso cardiaco
L’intensità dell’epidemia influenzale è associata ad un significativo incremento dei ricoveri per scompenso cardiaco.
E’ il risultato di una ricerca eseguita, su un ampio campione di popolazione residente in 4 differenti aree degli Stati Uniti, confrontando la percentuale di visite per sindrome influenzale effettuata da medici sentinella e l’incidenza dei ricoveri per scompenso o per infarto riportati nell’ambito dello studio ARIC.
I medici sentinella sono medici di medicina generale che settimanalmente segnalano il numero totale di pazienti visitati in totale e per sindrome influenzale definita dalla presenza di febbre (temperatura ≥ 37.8°C), tosse o mal di gola non attribuibili ad altra patologia.
Lo studio ARIC è uno studio epidemiologico prospettico, conclusosi nel 2016, disegnato per studiare l’eziologia e la storia naturale della malattia aterosclerotica e l’evoluzione dei fattori di rischio.
Sono state analizzate le stagioni influenzali dal 2010 al 2014 riscontrando una associazione significativa tra attività influenzale, stimata dalla percentuale di visite per influenza effettuate dai medici sentinella, e incidenza di ricoveri per scompenso cardiaco ma non per infarto del miocardio.
In particolare è risultato che a un incremento dell’attività dell’influenza del 5% si associa un aumento dei ricoveri per influenza del 24%. Inoltre si può stimare che in un mese ad altra attività influenzale, circa il 19% dei ricoveri per scompenso possono essere attribuiti all’influenza.
L’esatto meccanismo con cui l’infezione influenzale determina un aumentato rischio di eventi cardiovascolari non è ben stabilito, tuttavia è possibile che entrino in gioco diversi meccanismi fisiopatologici.
L’influenza aumenta la richiesta metabolica e, nel contesto di ipossiemia e di riserva respiratoria limitata che caratterizza il paziente con scompenso, può deteriorare le condizioni cardiache. L’influenza, inoltre, determina una attivazione del sistema simpatico, che può aggravare le condizioni cardiache, e uno stato pro-infiammatorio, con aumento della concentrazione delle citochine, che può favorire la rottura della placca e determinare una ridotta funzione miocardica. Infine, alcuni reperti istologici, eseguiti in corso di autopsie di soggetti deceduti a casa dell’influenza, hanno documentato la presenza di miocardite acuta e di necrosi dei miociti.
Lo studio presenta alcune importanti limitazioni: la diagnosi di influenza è esclusivamente clinica, per cui non si può escludere il ruolo di altri virus respiratori, inoltre non vi sono dati relativi allo stato vaccinale dei singoli pazienti.
Ciò nonostante, questi risultati apportano ulteriore evidenza al rapporto tra infezione influenzale ed eventi cardiovascolari e alla opportunità di praticare la vaccinazione anti-influenzale nei pazienti cardiopatici ad alto rischio, come raccomandato dalle attuali linee guida.
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