Ultimo aggiornamento 07/11/2020 12:00
Apr 11, 2019 Cardiotool Novità dalla ricerca, Novità Homepage, Novità Trombosi venosa superficiale, Novità Vasculopatie 3
Il 40% dei pazienti scopre per caso di soffrirne. Pesanti le conseguenze per la salute con alti costi economici, attenzione al fai da te
Prurito e gonfiore delle gambe, dolore, senso di peso, crampi notturni. Sono i “campanelli d’allarme” della malattia venosa cronica, terza patologia più diffusa, dopo allergie e ipertensione, che colpisce 19 milioni di italiani, dal 10 al 50% degli uomini, oltre la metà delle donne. Solo una persona su tre, però, sa di essere malata e segue una corretta terapia. Nonostante il profondo impatto sociale, la patologia è ancora sottovalutata, come le sue possibili gravi conseguenze: varici, ulcere venose, fino all’embolia polmonare.
Rilevanti le ricadute economiche: in Italia per curarla si spendono ben 384 milioni di euro l’anno, ma con semplici norme di prevenzione e farmaci efficaci il costo per ogni cittadino scenderebbe a poco più di un euro al giorno, contro i 350 richiesti dalla cura della malattia in fase avanzata.
Da uno studio epidemiologico condotto da noi alcuni anni orsono è emerso che circa il 40% dei pazienti che si rivolge al medico di famiglia per qualsiasi causa risulta affetto da malattia venosa cronica.
La MVC si può manifestare in vari modi, spesso non evidenti sul piano clinico. Si tratta comunque di una condizione morbosa che peggiora in maniera rilevante la qualità di vita dei pazienti per effetto di una sintomatologia fastidiosa, spesso dolorosa, talora invalidante, oltre che per gli inestetismi che può provocare.
I sintomi della MVC possono esistere in presenza, ma anche in assenza di varici evidenti. Sempre temibili sono, però, le complicanze, quali tromboflebiti, dermoipodermiti e soprattutto le ulcere venose, che tanta parte hanno nella comparsa di invalidità spesso permanente per la difficoltà e talvolta l’impossibilità di portarle a guarigione.
Tra i fattori di rischio di insorgenza di MVC, a parte la predisposizione familiare, vanno considerati:
Alla sottovalutazione individuale si associa talvolta quella del medico di famiglia, che non sempre si adopera per effettuare una diagnosi approfondita. Non è infatti nostra abitudine osservare le gambe di ogni paziente che presenta fattori di rischi. I segni iniziali sono spesso confusi con semplici inestetismi, a cui molti credono di poter rimediare con il fai-da-te, ricorrendo a pomate di non documentata efficacia, a integratori e a prodotti erboristici che non offrono alcun beneficio. Ma un’arma efficace esiste.
I fattori di rischio sono costituiti dalla familiarità per varici, dall’alto numero di gravidanze, dall’obesità e dall’età (fino a 50-60 anni le più colpite sono le donne, mentre negli ultrasessantenni non vi sono differenze significative tra i due sessi). Anche lavori sedentari o che costringono per molte ore in piedi o seduti, possono aumentare il rischio di incorrere in questa patologia. Controllo del peso, modifiche dello stile di vita e una costante attività fisica rappresentano le norme di prevenzione essenziali: in tal modo è possibile mantenere funzionante la muscolatura necessaria a rimuovere la stasi venosa negli arti inferiori, principale causa della malattia. Di fronte ai primi segni della malattia è necessario intervenire su due fronti: con calze elastiche preventive e con farmaci di provata efficacia clinica in grado di eliminare i sintomi, di bloccare sul nascere la patologia venosa e di ridurne la progressione. Eppure, prevenire la MVC è semplice e può essere attuato attraverso 3 percorsi.
Attuando questa prevenzione il costo per ogni cittadino è di 1,08 € al giorno. Al contrario, se si aspetta che insorgano le complicanze come l’ulcera, il costo sale a 350 € al giorno.
I vantaggi di una corretta terapia si traducono anche in termini economici. Tra i costi indiretti riconducibili alla malattia va infatti ricordato il numero di ore lavorative perse. Fra le 50 motivazioni più comunemente addotte per l’assenza temporanea dal lavoro la malattia venosa cronica si colloca al 14° posto e, come causa di disabilità permanente e di assistenza finanziaria pubblica, fra le prime per frequenza.
C’è un’altra cifra che va considerata ed emerge sempre dallo studio e cioè quella che riguarda i costi indiretti come le assenze dal posto di lavoro. La spesa è pari al 40% del costo totale per l’Insufficienza Venosa Cronica. Dobbiamo considerare che, fra le 50 motivazioni più comunemente addotte per l’assenza temporanea dal lavoro, la MVC si colloca al 14° posto e, come causa di disabilità permanente e di assistenza finanziaria pubblica, al 32° posto per frequenza.
In generale la MVC un notevole onere per i servizi di prestazione di salute ed un’importante fonte di costo per la società. Il numero di ore lavorative perse ogni anno in Inghilterra e Galles è pari a circa 500.000 mentre negli USA (dove 25.000.000 di persone sono portatori di varici e 500.000 di ulcere venose attive) è di 2.000.000.
Una buona parte dei costi inoltre è da attribuire ad una delle complicazioni più frequenti della patologia venosa: l’ulcera. In Italia, si effettuano circa 291.000 visite/anno per lesioni ulcerative con prescrizione di farmaci e medicazioni nel 95% dei casi ed un onere pari a 126 milioni di euro. Dal nostro studio epidemiologico è emerso che il 44,7% dei pazienti visitati dal medico di famiglia presenta teleangectasie e il 49% varici, ossia stadi già avanzati della patologia. E solo a 1 su 5 di questi pazienti viene consigliata la visita specialistica. Un ruolo essenziale nella diagnosi, valutazione e corretta gestione del paziente è proprio demandato al medico di famiglia.
L’ulcera venosa è una lesione cutanea cronica che non tende alla guarigione spontanea. E’ causata nella maggior parte dei casi dalla MVC (il 50 – 70% di tutte le ulcere cutanee degli arti inferiori sono infatti di origine venosa) e potrebbe essere prevenuta, evitata o ritardata ponendo maggiore attenzione alla patologia venosa. L’ulcera venosa interessa sia gli strati superficiali della cute (epidermide e derma), che il tessuto sottocutaneo più profondo. Si tratta di uno stadio avanzato della patologia venosa, di difficile risoluzione e che tende a recidivare con grande facilità. Il 50-75% delle ulcere ripara in 4-6 mesi, circa il 20% resta aperto a 24 mesi e l’8% è ancora presente a 5 anni. Colpisce in maniera omogenea sia le donne che gli uomini e si verifica tanto più frequentemente con l’aumentare dell’età (in particolare dai 50 ai 70 anni); per il 12,5% dei pazienti ancora in età lavorativa è addirittura una causa di prepensionamento.
Pier Luigi Antignani
Direttore centro vascolare. Nuova Villa Claudia, Roma
Presidente eletto International Union of Angiology
Presidente onorario Società Italiana di Diagnostica Vascolare
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