Ultimo aggiornamento 07/11/2020 12:00
Lug 04, 2019 Gaetano D'Ambrosio Farmaci, Farmaci Prevenzione primaria, Novità dalla ricerca, Novità Homepage, Novità Prevenzione Primaria 1
L’interesse nei confronti dell’ASA in prevenzione primaria è sempre molto alto. Lo dimostra la pubblicazione di una nuova meta-analisi pubblicata sul Journal of the American College of Cardiology, che ha utilizzato i dati di 15 trial randomizzati e controllati, comprendenti i tre grandi studi pubblicati nel corso del 2018: ASCEND rivolto a pazienti diabetici, ARRIVE a soggetti a rischio cardiovascolare intermedio, ASPREE a soggetti in età più avanzata, per un totale di oltre 165.000 partecipanti.
Dall’analisi dei dati non sono emerse differenze significative per quanto riguarda la mortalità totale e non cardiovascolare. La mortalità cardio-vascolare ha presentato una riduzione modesta del 7% nei pazienti trattati con ASA ma la differenza non ha raggiunto la significatività statistica.
Per quanto riguarda gli outcome cardio-vascolari, il trattamento con ASA è risultato significativamente associato con una riduzione dell’incidenza di infarto miocardico non fatale (-18%), attacco ischemico transitorio (TIA) (-21%), ictus ischemico (-13%) e dell’outcome composito comprendente infarto miocardico non fatale, ictus non fatale, TIA e morte per cause cardio-vascolari (-10%).
Non si sono rilevate differenze significative per quanto riguarda il rischio di sviluppare angina pectoris, vasculopatia periferica sintomatica e di andare incontro ad intervento di rivascolarizzazione coronarica. Il trattamento con ASA è risultato invece associato ad un incremento del rischio di ictus emorragico (+21%) ai limiti della significatività statistica.
Per quanto riguarda gli eventi avversi, il trattamento con ASA è risultato associato ad un incremento significativo di emorragie maggiori (+50%), emorragie intra-craniche, comprendenti l’ictus emorragico, (+32%), di emorragie gastro-intestinali maggiori (+52%) e di ulcera gastro-intestinale (+37%).
Sono stati valutati anche i dati relativi alla incidenza di cancro e di mortalità correlata al cancro che sono risultati sovrapponibili nei pazienti trattati e non trattati.
Analisi secondarie pre-specificate hanno rilevato che il trattamento con ASA:
è associato ad una riduzione significativa della mortalità totale dopo un follow-up di 5 anni;
mostra un trend verso la riduzione della mortalità cardio-vascolare solo nei soggetti con rischio cardio-vascolare più elevato (≥ 7.5% a 10 annI);
è associato ad una riduzione del rischio di ictus solo se si utilizzano dosi non superiori a 100 mg/die.
Le analisi per sottogruppi non hanno evidenziato differenze significative dei risultati nella popolazione diabetica o legate al genere, fatta eccezione per il rischio di infarto miocardico che risulta ridotto negli uomini (-31%, p<0.001) ma non nelle donne (-8%, p=0.35).
Una analisi di meta-regressione relativa all’anno di pubblicazione ha evidenziato una maggiore efficacia preventiva dell’ASA nei confronti dell’infarto miocardico non fatale negli studi più datati rispetto a quelli più recenti. Questo fenomeno può essere spiegato considerando che negli studi più recenti i soggetti arruolati presentano un rischio cardiovascolare mediamente più basso derivante da stili di vita più salutari e dall’uso più intensivo della prevenzione farmacologica per cui attualmente è più difficile dimostrare l’efficacia preventiva additiva di un ulteriore intervento.
L’analisi dei risultati in termini di rischio assoluto e in particolare di NNT (numero di pazienti da trattare per evitare un evento cardio-vascolare) e di NNH (numero di pazienti da trattare per provocare un evento avverso) documenta una sostanziale equivalenza di rischi e benefici legati al trattamento con ASA.
E’ pertanto impossibile derivare da questi dati indicazioni univoche valide per tutti i soggetti in prevenzione cardio-vascolare primaria. La scelta di trattare o non trattare dovrebbe essere personalizzata tenendo conto del rischio cardio-vascolare e del rischio emorragico e dovrebbe considerare anche le preferenze del paziente.
Un ulteriore elemento di valutazione, per quanto secondario rispetto ai precedenti, potrebbe essere rappresentato dalla opportunità di ridurre il rischio oncologico nei soggetti nei quali esso è elevato. La meta-analisi non ha evidenziato un beneficio in termini di mortalità o morbilità per cancro nei soggetti trattati. Tuttavia bisogna osservare che il follow-up medio degli studi considerati era di poco superiore ai 6 anni ed è verosimile che l’effetto protettivo dell’ASA si manifesti in un arco temporale più ampio.
Fonte: Aspirin for Primary Prevention of Cardiovascular Events J Am Coll Cardiol. 2019 Jun 18;73(23):2915-2929
Questo contenuto è riservato agli utenti registrati appartenenti al settore sanitario: si prega di accedere utilizzando il form sottostante, oppure di compilare il form di registrazione. Dopo la registrazione, oltre ad avere accesso a tutti i contenuti del portale, riceverai aggiornamenti utili alla pratica clinica. Se non si ricordano i dati di accesso, cliccare qui
Apr 28, 2020 1
Mar 30, 2020 Commenti disabilitati su Aspirina: vecchie e nuove applicazioni
Gen 28, 2020 Commenti disabilitati su Ticagrelor in combinazione con aspirina dimostra una significativa riduzione del tasso di ictus
Ott 17, 2019 1
Nov 07, 2020 Commenti disabilitati su Pneumopatia da COVID-19: il punto di vista del Medico Vascolare. “Position paper” patrocinato dalla SIDV e della SIMV
Ott 12, 2020 Commenti disabilitati su Pazienti con diabete tipo 2 a maggior rischio di demenza vascolare rispetto ad altre demenze
Ott 08, 2020 Commenti disabilitati su Studio EMPEROR-Reduced: il vantaggio di Empagliflozin rimane stabile sopra Sacubitril/Valsartan
Mag 27, 2020 Commenti disabilitati su L’idrossiclorochina è inefficace e dannosa nella cura del COVID-19