Ultimo aggiornamento 07/11/2020 12:00
Ago 13, 2019 Gaetano D'Ambrosio Novità dalla ricerca, Novità Homepage, Novità Prevenzione Primaria, Novità Prevenzione Secondaria Commenti disabilitati su Fattori di rischio di eventi cardiovascolari negli anziani
L’assenza di calcificazioni coronariche (CAC), documentata da uno score molto basso o pari a zero, il riscontro di concentrazioni plasmatiche basse di galectina-3 o l’assenza di placche caotidee consentono di rivalutare il rischio cardiovascolare dei pazienti di età avanzata, collocandolo a livelli sufficientemente bassi per escludere la necessità di un trattamento farmacologico ipocolesterolemizzante.
A queste conclusioni giunge una interessante ricerca svolta utilizzando i dati dello studio “BioImage” relativi a 5805 soggetti adulti asintomatici (età media 69 anni, 56.5% donne) sottoposti alla determinazione di molteplici fattori di rischio cardiovascolare comprendenti la valutazione ultrasonografica delle carotidi e la determinazione radiologica delle calcificazioni coronariche.
Utilizzando questi dati sono stati identificati 13 possibili marker di basso rischio cardiovascolare (fattori di rischio “negativi”):
punteggio del calcio coronarico (CAC) = 0
punteggio del calcio coronarico (CAC) ≤ 10
assenza di placche carotide
assenza di familiarità
indice caviglia-braccio (ABI) normale
spessore intima-media (IMT) < 25° percentile
apolipoproteina B < 25° percentile
galectina-3 < 25° percentile
proteina C-reattiva (PCR) ad alta sensibilità < 25° percentile
lipoproteina(a) < 25° percentile
NT-proBNP < 25° percentile
transferrina < 25° percentile
apolipoproteina A1 > 75° percentile
Per ciascuno dei quali è stata valutata la capacità di modificare la stima del rischio cardiovascolare utilizzando due parametri: il rapporto di verosimiglianza diagnostico (DLR = diagnostic likelihood ratio) e l’indice netto di riclassificazione (NRI = net reclassification index). Il DLR esprime di quanto si riduce la probabilità di malattia (coronaropatia o, più in generale, malattia cardiovascolare) dopo aver riscontrato la presenza del fattore. Il NRI esprime la proporzione di pazienti che, dopo il riscontro del fattore, sono correttamente riclassificati rispetto alla soglia di eleggibilità alla terapia con statine prevista dalle linee guida ACC/AHA.
Di più facile comprensione è la relazione tra stima del rischio prima e dopo il riscontro di un fattore di rischio “negativo”, rappresentata nella figura. Quanto minore è la pendenza della retta che rappresenta ciascun fattore, tanto maggiore è la riduzione della stima del rischio che ad esso risulta associata.
Sono risultati particolarmente efficaci come marker di basso rischio (tabella): valori bassi o nulli dello score di calcificazione coronarico (CAC), l’assenza di placche arteriosclerotiche carotidee valutate ecograficamente e basse concentrazioni plasmatiche di Galectina-3, una proteina le cui concentrazioni plasmatiche sono associate a vari processi patologici, comprese le malattie cardio-vascolari.
I risultati di questo studio sono particolarmente interessanti soprattutto per il fatto di introdurre un approccio innovativo alla stima del rischio cardiovascolare individuale basato sul riconoscimento di fattori di rischio “negativi”.
Sono ben noti i limiti delle carte del rischio e degli algoritmi per la stima del rischio cardio-vascolare basati necessariamente su un numero limitato di fattori. Questi strumenti sono utilissimi a livello di popolazione ma, quando applicati al singolo individuo, possono condurre ad una sottostima o a una sovrastima del rischio con conseguenti sotto utilizzo o utilizzo eccessivo di farmaci a scopo preventivo, primi tra tutti gli ipocolesterolemizzanti.
In questa ottica, le recenti linee guida delle Società Scientifiche Americane introducono il concetto di “fattore moltiplicatore del rischio cardiovascolare” elencando una serie di condizioni non previste dalle carte e dagli algoritmi ma che, se presenti nel singolo individuo, possono spostare la stima del rischio da una posizione intermedia a un profilo più elevato e meritevole di trattamento farmacologico.
Gli autori del presente lavoro partono, invece, dalla constatazione che, essendo l’età un fattore di rischio particolarmente rilevante, molti soggetti appartenenti alle classi di età più avanzate finiscono per essere classificati come soggetti ad alto rischio e per questo candidati ad un trattamento farmacologico. Si introduce pertanto il concetto di “fattore di rischio negativo”, quali l’assenza di calcificazioni coronariche o l’assenza di placche carotidee, la cui presenza consente di riclassificare correttamente e, pertanto, di non trattare pazienti di età avanzata che, tra l’altro, potrebbero già essere oggetto di un trattamento poli-farmacologico. Questo approccio è particolarmente interessante se ci si pone nell’ottica della prevenzione quaternaria e della de-prescrizione.
Fonte: Negative Risk Markers for Cardiovascular Events in the Elderly J Am Coll Cardiol. 2019 Jul 9;74(1):1-11. doi: 10.1016/j.jacc.2019.04.049.
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